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La sfida nella cura della fauna selvatica: cure, alimentazione e gestione dell’impronta

I centri di recupero e riabilitazione della fauna selvatica affrontano numerosi ostacoli nella loro missione di restituire agli animali orfani o feriti il loro habitat naturale.

Gli orfani rappresentano il 60% dei pazienti che entrano nel centro di recupero Alturas Wildlife Rescue, situato nella zona pacifica del sud del Costa Rica. Una volta giunti al centro, il loro stato di salute viene innanzitutto valutato presso la clinica veterinaria. Successivamente, vengono affidati al team di maternità, che si dedica a fornire tutte le cure di base necessarie per favorire la loro crescita e sviluppo. L’obiettivo finale è prepararli al meglio, dotandoli delle competenze fondamentali per il ritorno alla vita selvaggia nel loro habitat naturale.

Motivi di ingresso nel centro di recupero

La maggior parte dei cuccioli e dei giovani che arrivano al centro di recupero appartiene a diverse specie di uccelli e mammiferi. Le cause del loro ingresso sono molteplici e possono essere classificate in due categorie principali: naturali e antropogeniche.

Cause antropogeniche:

  • madre deceduta per investimento;
  • attacco da parte di animali domestici;
  • perdita di habitat (deforestazione e gentrificazione);
  • commercio illegale di fauna selvatica;
  • detenzione illegale di animali; 
  • recupero non necessario di cuccioli.

Cause naturali:

  • madre attaccata da un predatore;
  • madre deceduta per cause varie;
  • cuccioli nati con patologie e abbandonati dalla madre o dal gruppo;
  • malattie che colpiscono il cucciolo durante lo sviluppo;
  • caduta dal nido;
  • disorientamento o perdita.

Cosa fare se trovo un cucciolo da solo?

Prima di tutto, per evitare un recupero non necessario, è importante assicurarsi che la madre non sia nelle vicinanze.

Per farlo, bisogna mantenere una distanza prudente dal neonato e aspettare un tempo ragionevole, poiché la madre potrebbe essere impegnata nella ricerca di cibo o nascosta per evitare il contatto con gli esseri umani.

Se, dopo questo periodo, il cucciolo è ancora solo, l’ideale è contattare un centro di recupero specializzato per ricevere indicazioni e seguire le loro istruzioni.
Se non è possibile contattare un esperto e si rende necessario intervenire, è fondamentale prioritizzare la sicurezza, sia propria che dell’animale.

Dopo aver recuperato l’orfano, è importante evitare di somministrargli cibo o bevande, poiché, senza le competenze adeguate, ciò potrebbe compromettere la sua salute. Tuttavia, è essenziale fornirgli una fonte di calore esterna per aiutare a mantenere la corretta temperatura corporea.

Infine, è indispensabile portare l’animale in un centro di recupero per garantire le cure adeguate.

Alimentazione: un pilastro fondamentale per lo sviluppo del cucciolo

Una volta affidati al team di maternità, la priorità è garantire un’alimentazione adeguata, personalizzata in base alla biologia e alle esigenze nutrizionali di ciascuna specie.

Poiché ogni animale ha necessità alimentari specifiche, è essenziale valutare con attenzione il tipo di latte da somministrare nel caso dei mammiferi. Tra le opzioni più comuni vi sono il latte di capra, il latte di soia e la formula per gatti.

Inoltre, il numero di pasti giornalieri deve essere adattato alle caratteristiche di ogni individuo, tenendo conto di fattori come specie, età, condizioni fisiche e stato generale di salute. Alcuni animali necessitano di alimentazione frequente, anche durante la notte, con intervalli che possono variare da tre ore fino a soli 15 minuti, a seconda delle loro condizioni.

Il processo di svezzamento rappresenta un passaggio cruciale nello sviluppo. In questa fase, è fondamentale introdurre gradualmente il cibo solido, valutando la futura dieta in base a ciò che l’animale consumerebbe in natura e agli alimenti disponibili presso il centro.

L’osservazione costante gioca un ruolo essenziale in tutto il percorso di crescita. Ad esempio, il monitoraggio tramite pesature settimanali consente di valutare lo sviluppo, la salute e la crescita di ogni individuo, permettendo interventi tempestivi in caso di eventuali problematiche.

Condizioni ambientali e arricchimento

Un altro aspetto chiave nella gestione degli animali orfani è il controllo delle condizioni ambientali. In alcuni casi, gli animali necessitano di incubatrici per mantenere la temperatura e l’umidità a livelli ottimali, poiché molte specie sono estremamente sensibili ai cambiamenti nell’ambiente.

Inoltre, l’arricchimento ambientale gioca un ruolo cruciale nello sviluppo del comportamento degli animali. Si tratta di un insieme di protocolli progettati per ridurre lo stress legato alla cattività e favorire lo sviluppo di comportamenti naturali della specie.

Dalle abilità per procurarsi il cibo a strategie per sfuggire a eventuali predatori, l’arricchimento permette agli animali di apprendere comportamenti essenziali per la loro sopravvivenza in natura.

La sfida dell’impronta

Una delle maggiori difficoltà nella cura della fauna selvatica è la gestione dell’impronta.

Questo processo si verifica quando un giovane animale, a causa dell’interazione con gli esseri umani, inizia ad associare la loro presenza a situazioni positive, come il cibo o le cure.

Il problema sorge quando questo legame diventa un ostacolo per la futura liberazione dell’animale in natura, poiché perde la sua paura naturale verso gli esseri umani, mettendo a rischio la sua vita.

Per evitarlo, i centri di recupero adottano protocolli rigorosi per minimizzare il contatto umano diretto. Tra le strategie adottate vi è la “rottura della silhouette corporea”, ottenuta utilizzando un mantello rosso, per impedire all’animale di percepire l’intera figura umana e, di conseguenza, evitare che associ la presenza umana alla somministrazione del cibo. Allo stesso tempo, si riduce al minimo l’interazione visiva e vocale, limitando il più possibile il contatto diretto durante i pasti.

Biosecurity e risorse limitate

La fauna selvatica non solo affronta la sfida dell’adattamento alla vita in libertà, ma corre anche il rischio di contrarre e trasmettere malattie zoonotiche, che possono colpire sia gli animali che il personale umano.

I centri di recupero, quindi, possono diventare focolai potenziali di trasmissione di patogeni a causa dell’interazione costante tra diverse specie, esseri umani e l’ambiente. Per questo motivo, uno degli aspetti fondamentali da considerare in un centro di questo tipo è la biosecurity, attuando misure rigorose di igiene e gestione animale per prevenire la diffusione di malattie.

Il principale ostacolo affrontato da questi centri è rappresentato dalla cronica scarsità di risorse economiche.

La mancanza di adeguato supporto finanziario si traduce in una carenza sia di materiali che di personale, limitando la capacità di garantire il livello di cura necessario. Questo influisce direttamente sulla qualità dell’assistenza offerta alla fauna in riabilitazione, rendendo più difficile il loro adattamento e, in alcuni casi, compromettendo la possibilità di un ritorno alla vita selvaggia.

In tale contesto, la capacità di adattarsi e la creatività nella gestione delle risorse disponibili diventano elementi cruciali per superare le sfide legate alla cura e alla riabilitazione degli animali orfani.

Conclusione

La cura della fauna selvatica nei centri di recupero è un compito estremamente complesso che richiede competenze specializzate e un’attenzione continua.

Ogni aspetto, dalla corretta alimentazione e il controllo delle condizioni ambientali alla gestione dell’impronta umana e delle misure di biosicurezza, è fondamentale per garantire che gli animali non solo sopravvivano, ma possano essere reintegrati con successo nel loro habitat naturale.

Tuttavia, le limitate risorse disponibili e le sfide intrinseche nella gestione degli animali selvatici rendono questo lavoro particolarmente impegnativo.

Nonostante le difficoltà, la dedizione e l’impegno del personale dei centri di recupero rappresentano un pilastro essenziale per la conservazione della biodiversità e la tutela delle specie a rischio.

Cover: orso formichiere arboricolo o Tamandua (Tamandua mexicana).

María José & David in Wild Life
María José Baides Bixquert, laureata in Biologia, Assistente tecnica veterinaria e Tecnica di fauna selvatica, è appassionata di conservazione. Più di un anno fa ha deciso di trasferirsi in Costa Rica, per frequentare il corso di Tecnico in fauna selvatica, dove la sua vita è cambiata. Lì ha iniziato a lavorare nella maternità del Centro di recupero fauna Alturas Wildlife Rescue, dove, insieme al suo compagno David, si occupa di prendersi cura e riabilitare i cuccioli orfani che arrivano al centro. Il suo amore e la sua passione per gli animali, così come la sua capacità di connettersi emotivamente con loro, le permettono di offrire loro le cure necessarie per il recupero fisico ed emotivo. In questa rivista vede l'opportunità perfetta per condividere le sue conoscenze ed esperienze, e così contribuire con il suo piccolo granello di sabbia alla conservazione. David Martínez Sánchez è biologo, assistente tecnico veterinario e tecnico di fauna selvatica (tecnico di centri di recupero, riproduzione e reintroduzione della fauna selvatica). Fin da bambino ha sentito una forte attrazione per la natura, ma soprattutto per la fauna selvatica. Divorava ogni libro o manuale sugli animali, fino a memorizzare ogni specie. Questo profondo interesse lo ha portato a studiare biologia all'Università di Alicante. Dopo aver svolto tirocini in vari centri di salvataggio e riabilitazione in Spagna, ha deciso di specializzarsi nella conservazione e riabilitazione della fauna selvatica. Ha frequentato il corso di Tecnico di centri di recupero, riproduzione e reintroduzione della fauna selvatica dell'Università Complutense di Madrid, che si tiene in Costa Rica. Durante il corso ha avuto la fortuna di formarsi presso Alturas Wildlife Rescue, dove più tardi gli è stata data l'opportunità, insieme alla sua compagna MJ, di fare uno stage nella maternità del centro, occupandosi dei cuccioli orfani che vi arrivano. Al termine dello stage con successo, è stato loro proposto di entrare a far parte dello staff di Alturas come i primi responsabili dell'area maternità. Ha deciso di far parte della redazione di questa rivista per divulgare il suo lavoro, la conservazione della fauna selvatica e diffondere il più possibile la conoscenza scientifica.

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