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Qualsiasi romanzo è sempre un romanzo d’amore, parola di Afrodite!

Mariangela Galatea Vaglio, col suo nuovo libro, il retelling mitologico, “Afrodite. La Verità Della Dea”, uscito il 24 aprile per Giunti Editore, capovolge totalmente la figura della dea, ne offre una visione del tutto nuova e originale.

Il ritratto che ne fa non è più solo quello frivolo (da Barbie dell’Olimpo) a cui siamo abituate e abituati.

Afrodite la bella: per voi sono sempre sorridente, elegante, patinata. Mi avete svilita, sminuita, mutilata. Avete ridotto una forza primordiale del cosmo a una favoletta.

La divinità non è più quella figura femminile senza veli contornata da amorini, ma la scrittrice, con una spiccata dose di creatività, la veste con strati spessi di valori, che, riga per riga, assumono una nuova forza e forma.


L’autrice spezza i canoni, il mito, rendendolo vivo, vivace, e dinamico più che mai.

È la dea dell’amore, della passione, e tutti pensiamo di conoscerla benissimo. Ma la figura di Afrodite nell’antichità era incredibilmente complessa. Una dea dai mille volti e dalle mille competenze, che sovrintendeva a qualsiasi ambito dell’agire umano. Salvava naufraghi, faceva fiorire gli alberi, domava le belve, permeava l’universo con il suo soffio, presiedeva al destino dei mortali. Afrodite è multiforme, onnipresente! 

In questa nuova opera, da cui trapela una notevole conoscenza e tutta la tua passione per la mitologia greca e romana, è la dea in prima persona che parla… Quanto c’è di Mariangela Galatea in lei?

«…Si sa dai tempi di Flaubert che ha detto “Madame Bovary sono io!”… In realtà, forse, è un po’ esagerato dire che io sono Afrodite… Mi piacerebbe perché è una donna estremamente affascinante!

Certo in comune c’è (ma credo che sia una cosa comune un po’ a tutte le donne) questa grande determinazione che abbiamo, la capacità di non mollare mai quando ci siamo messe qualcosa in testa. E forse anche la capacità di essere empatiche e molto curiose nei confronti del mondo.

Afrodite dice che a lei piacciono gli esseri umani. Gli altri dei li trattano come se fossero dei servi o come se dovessero essere sempre puniti e lei invece ama conoscerli, ama viverci accanto e non la annoiano mai.

Ecco, questa curiosità è una cosa che io condivido sicuramente con Afrodite!»

Nel romanzo si trovano radici inaspettate, la dea Inanna, per esempio, la più importante divinità femminile mesopotamica, diviene l’origine di Afrodite… Come è avvenuto questo collegamento tra le due figure?

«In realtà il collegamento tra Afrodite e Inanna, o meglio Ishtar poi, è già stato fatto dagli storici delle religioni. Nel senso che, da sempre, quando sono state studiate queste figure mitiche ci si è resi conto che avevano molte cose in comune. E che addirittura c’è un rapporto di filiazione perché l’Afrodite greca probabilmente riprende delle leggende che i greci avevano conosciuto frequentando il resto del Mediterraneo, avevano ripreso e avevano riproposto nella loro religione.

E quindi il rapporto tra le due dee è sicuramente strettissimo e, in alcuni casi, è proprio una filiazione diretta.»

È sempre vivido, in tutte le pagine, il coraggio di sfidare la prepotenza e la cerchia maschile, e di non sottostare a essa, e, in generale, di non scendere mai a compromessi: quant’è libera l’Afrodite del tuo libro?

«Afrodite è una dea che vuole essere libera e può sembrare paradossale perché sembra che una divinità lo debba essere di default.

Invece, in realtà, quando sei una dea donna comunque devi fare i conti con tutti quei palettie quei vincoli che ti mettono persino se sei un essere divino.

Quindi Afrodite ci tiene a essere libera, è una donna che pensa con la sua testa, una donna che prende le sue decisioni, qualche volta fa anche delle scelte abbastanza discutibili! Non ha sempre ragione però, in qualche modo, è una donna che si mette sempre in discussione e che accetta le sfide.

E questo, secondo me, è quello che piace di lei perché siamo abituati a immaginare il divino come qualcosa che non sbaglia mai ma è anche immoto, immobile e irrangiugibile. E invece questa figura di divinità è una dea che ci prova, ci prova esattamente come ci proviamo noi esseri umani, per cui, tutto sommato, riesce ad essere più vicina a quelli che sono i nostri problemi.»

Il romanzo è un tripudio di sentimenti: quale tra amore, odio, felicità, tristezza, desiderio di potere, di possedere, prevale in esso?

«Afrodite è la dea dell’amore quindi, ovviamente, in tutto quello che lei fa è spinta da questa sua natura! Una natura, la sua, estremamente complessa e che, qualche volta, fa fatica lei stessa a comprendere ma che la porta comunque a mettersi in gioco, a provarci, anche a sbagliare. Sempre però con la voglia di scoprire qualcosa di nuovo!

Grandi sono la passione e l’entusiasmo con cui affronta le cose e poi Afrodite è anche un percorso di conoscenza verso se stessa perché lei nasce con questi poteri ma non li comprende a fondo finché non ha vissuto una serie di esperienze.

E in questo Afrodite, anche se è una dea, è incredibilmente umana!»

Divinità e umanità: una continua lotta impari o una pacifica convivenza? Dal libro, direi la prima…

«Sicuramente è una lotta però è una cosa normale: i personaggi e le persone sono vivi e vive perché non sono mai in equilibrio! In sostanza quando si è fermi si è anche morti.

Afrodite racchiude tutto questo in sé poi del resto lei è una dea che tiene insieme tutto l’universo con la sua forza e con la sua passione. E, proprio per questo motivo, è una dea che non può mai “dormire sugli allori” perché, in ogni caso, è una delle forze più potenti del cosmo… Non si può fermare!»

E poi perché, come gli stessi Greci ammettevano, la vita è una lotta continua altrimenti basta, quando ti fermi sei finito ed è finito anche tutto!

Sorprende la modernità di questa tua Afrodite in fieri, in continuo divenire, si evolve, pur rimanendo salda nella sua personalità, qual è, secondo te, l’elemento più attuale che ella possiede?

«Forse la sua curiosità! Noi siamo stati abituati a pensare che l’eroe più moderno della mitologia greca sia Ulisse, proprio per questa sua curiosità di scoprire il mondo e di vivere infinite avventure.

In realtà questa è una caratteristica che la mia Afrodite ha: lei ha voglia di scoprire il mondo, ha voglia di conoscere gli esseri umani, non soltanto attraverso storie d’amore e avventure ma lei ama proprio viverci in mezzo.

Lei ama sperimentare cose diverse: è una dea che non si accontenta di venire adorata.

Ad un certo punto nel libro lo dice chiaramente: io abitavo in mezzo a voi. Quello che spiazza gli umani e che è una dea che gli è incredibilmente vicina, qualche volta anche troppo! Però è anche una dea che ha un figlio e che deve confrontarsi quindi con il fatto di essere una divinità e dover occuparsi di faccende divine ma anche con un grande istinto materno e dover anche fare i conti con qualcosa che magari non capisce completamente… Come quello che ha deciso per lei il destino!»

Quindi in sostanza credo che questi siano tre elementi molto moderni: essere curiosi e anche spesso non capire assolutamente cosa ci facciamo qui e come ottenere quello che vogliamo.

Il mortale Dumuzi, le divinità Efesto, Ares, Hermes, l’altro mortale Anchise (dalla cui unione nasce Enea), tutti gli amanti di Afrodite, nel libro, rispecchiano varie tipologie di uomini: qual è tra questi, colui che ti suscita più simpatia e chi più antipatia, e perché?

«Lei tutto sommato, nel libro, ha abbastanza buon gusto nello scegliersi gli amanti in quanto sono tutti delle tipologie di uomini un po’ diversi ma sono tutti comunque interessanti.

Quello che mi è più simpatico probabilmente è Ermes: è un “farabutto” simpaticissimo ma che ha una sua dignità e anche, alle volte, rispetto alle altre divinità dell’Olimpo un attimo in più di capacità nel capire che non può fare proprio tutto quello che vuole.

Poi è simpatico, è sempre pronto allo scherzo e a non prendersi troppo sul serio… Considerando che è un dio, direi che questa è una cosa che riesce difficilmente anche ai mortali quindi figuriamoci agli dei!

Quindi Ermes lo amo molto.

Quello che, forse, è meno simpatico è Ares, ma perché tutto sommato è quello che ha il carattere, diciamo così, più superficiale. In fondo Ares è, sì, una forza della natura ma è solo quello, non ha un briciolo di intelligenza in più e, forse, anche Afrodite lo sceglie per quello.»

È un magnifico animale da letto ma niente di più, neanche lei tutto sommato vuole niente di più di quello da lui.

Afrodite, nel ruolo di madre di Enea, è una madre affettuosa e sempre presente. Nutre verso il figlio “un amore assoluto, qualcosa di mai provato prima, qualcosa che non è un legame, ma, un viluppo”, ma, non si annulla e non perde mai un minimo della sua indipendenza e della sua bellissima sfrontatezza verso la vitalità della vita… Scusa il gioco di parole!

È un tuo personale messaggio a tutte le madri del mondo, di qualsiasi cultura?

«Io credo che il modo in cui Afrodite è mamma sia molto interessante e anche molto moderno.

Per secoli ci hanno detto questa cosa che per diventare mamma bisogna che ti annulli assolutamente, in qualche modo quando diventi madre, ancora oggi nell’idea di alcuni, non si è più donne, si diventa una sorta di “cosa asessuata” e completamente a sé. E questa è una stupidaggine! Perché comunque nessuno chiederebbe mai a un uomo di non essere più un uomo in quanto è diventato padre.

La maternità credo che sia una cosa bellissima, se la desideri ovviamente, però Afrodite rimane comunque Afrodite. E non potrebbe altrimenti perché nessun essere umano è in grado di dimenticare se stesso.

Non è amore annullarsi per qualcun altro che questo sia un amante, che questo sia un marito ma anche che questo sia un figlio.

Anche perché non fa bene nemmeno ai figli essere l’unico scopo per cui la madre esiste, in quanto vengono caricati anche questi poveri disgraziati di una grandissima responsabilità. Quindi non fa bene al loro equilibrio, non fa bene alle mamme quindi sarebbe opportuno che smettessimo di farlo!»

Afrodite, Venere quando, nell’ultima parte del romanzo, si reca nel Lazio, la sua “fonte rigeneratrice”, è la dea dell’amore. L’amore smuove tutto il mondo, possiamo definire il tuo romanzo un romanzo d’amore?

«Forse non è un romanzo d’amore nel senso più tradizionale del termine: non c’è una storia d’amore con un solo uomo perché Afrodite ne ha molti di più! E, forse, l’unica storia vera d’amore che dura per tutto il romanzo è quella con il figlio, nel senso che è il grande amore della sua vita. Però lei è la divinità dell’amore quindi ovviamente l’amore è un motore di tutte le sue azioni ed è la sua stessa essenza.

Poi io credo che, comunque, qualsiasi romanzo sia sempre un romanzo d’amore, la letteratura parla di quello e, forse, anche la vita parla solo di quello.

Quindi in realtà sì, come tutto…»

Per concludere, terminata la lettura, questa donna divina ci è apparsa così vicina, così umana, empatica e simpatica, con una personalità sorprendente, perfetta nel corpo e nella mente, nei quali scorrono brividi, sensazioni ed emozioni di forte intensità. E la descrizione che fai di alcuni dettagli, sguardi, espressioni, ci hanno incantato.

Questi sono solo alcuni dei motivi per cui consiglieremmo il libro, tu per quale motivo consiglieresti di leggerlo?

«Direi che, forse, li avete già detti tutti voi! Io ho cercato di dare una visione un po’ meno “impaludata” della mitologia, perché spesso gli dei sono visti come appunto molto distanti e molto freddi in quanto abbiamo questa idea molto neoclassica delle divinità tutte i marmo bianco, lontanissime da noi e che non si mescolano con gli esseri umani.

In realtà quello che a me piaceva raccontare è che la mitologia è stata inventata dagli esseri umani i quali hanno proiettato sugli dei i loro difetti ma anche le loro virtù.

La mia Afrodite vuole essere anche questo e poi soprattutto vuole essere un invito a leggere la mitologia greca, ad appassionarsi a queste storie perché le belle storie funzionano sempre! E quindi non importa se sono storie di millenni fa, sono sempre vere e ci aiutano a capire noi stessi.

E la mia Afrodite voleva raccontare questo: una dea un po’ particolare, una dea che è stata anche fraintesa e raccontata male nel corso dei secoli perché è stata ridotta ad una sorta di Barbie dell’Olimpo. Ma proprio come la Barbie di oggi rivendica di essere un personaggio molto tosto anche Afrodite decide di dire la sua e, pertanto, se volete conoscerla dovete leggere il libro

Mariangela Galatea Vaglio, nata a Trieste nel 1972, vive a Venezia; è una scrittrice, insegnante e divulgatrice storica. Ha pubblicato diversi romanzi e saggi storici: Didone per esempio, Socrate per esempio (Castelvecchi), L’Italiano è bello, Teodora la figlia del Circo (Sonzogno), Teodora di demoni del potere (Piemme), Cesare l’uomo che ha reso grande Roma, I Lupi di Roma e Afrodite, la verità della dea (Giunti).
È presente sul web con il suo blog e con una pagina Facebook che conta più di 89mila follower.

Alessia Tino
Solare come luglio inoltrato, mese in cui è nata, socievole e pazzerella come i suoi scatenati barboncini! Da sempre amante delle materie umanistiche, spontanea, entusiasta, creativa e creatrice, ubriaca di vita, attaccata ai valori, alla famiglia, ossessionata dagli abbinamenti di colori, da tutto quello che è Arte. Attenta ai minimi particolari, posseduta dal demone di una passione che, nel tempo, si è trasformata in un lavoro appassionato: la fotografia. Amante del Giappone e di tutta la cultura giapponese; a volte, tanto sognatrice, altre, estremamente razionale. Non disdegna affatto i momenti di solitudine, anzi, ritiene che siano ottimi trampolini di lancio per armoniosi e, allo stesso tempo, spaventosi viaggi introspettivi che le permettono maggiormente di prendersi cura di sé.

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