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Felice Tanabata: esprimi il tuo desiderio

Oggi, in Giappone, si celebra una delle mie festività favorite!

La festa di Tanabata 七夕 (letteralmente della “settima notte”) che cade la notte del 7 luglio o del 7 agosto, a seconda del calendario che si osserva e delle zone del Giappone in cui viene celebrata.

L’origine della Festa di Tanabata

La data ufficiale sarebbe il 7 agosto, come viene in realtà festeggiato in molte località (anche a Kyōto), mentre con l’adozione del calendario gregoriano la festività si è spostata ufficialmente al 7 luglio. In realtà i festeggiamenti per il Tanabata vengono, in virtù di questi “spostamenti” di data, organizzati un po’ in tutto il periodo tra luglio e agosto.

Secondo la leggenda, con l’incontro in cielo delle stelle Vega e Altair (che si incrociano solo una notte l’anno) tutti i desideri si avverano. Affinché il tuo desiderio si realizzi, ti basterà scriverlo su un rettangolo di carta washi (tanzaku 短冊 ossia striscia) ed appenderlo ai rami di bambù, legandone l’estremità.

I Tanzaku per la Festa di Tanabata

I desideri vengono scritti su apposita carta tradizionale giapponese (a volte circondata da un bordo dorato) che viene prodotta in due misure standard: 6,1 x 36,2 e 7,6 x 36,2 circa.

Cinque sono i colori tradizionali per questi cartigli chiamati appunto Goshiki no Kami (cartigli di cinque colori):

  • giallo, sfera relazionale (amici, conoscenti, famiglia, relazione amorosa)
  • rosso, gratitudine per i propri cari (figli, genitori…) o ringraziamento per qualcosa di bello ricevuto nella vita
  • bianco, dedicato alla sfera degli obblighi e dei doveri, per migliorarsi nei nostri doveri verso la società
  • verde e blu, crescita personale, per migliorare dal punto di vista emotivo, simbolico, della forza e del carattere
  • viola (tradizionalmente nero), per i risultati accademici, scolastici, usato particolarmente dagli studenti giapponesi per superare esami, prove.

Clicca qui, scegli il tuo colore e scrivi il tuo messaggio.

Il pdf è opera del Team Didattico del Museo Chiossone.

L’usanza di scrivere desideri sul tanzaku e decorare così il bambù sembra essere dovuta alla credenza secondo cui le foglie di bambù sono una roccaforte delle divinità.

La storia d’amore tra la tessitrice Orihime (Vega) e il mandriano Hikoboshi (Altair)

Tanabata cade la notte del 7 luglio in quanto, secondo una leggenda cinese che vede protagonisti due amanti, la tessitrice Orihime (織姫 Zhinü nella versione cinese) e il mandriano Hikoboshi (彦星 Niulang per i cinesi), i quali rappresentano rispettivamente le stelle Vega e Altair, i due innamorati attraversano la Via Lattea e si incontrano proprio quella notte: solo una volta all’anno.

In questa notte avviene quindi il ricongiungimento della divinità Orihime (la stella Vega) con il suo amante Hikoboshi (la stella Altair).

La leggenda racconta infatti che vi fu un tempo in cui due stelle (Vega e Altair) che abitavano sulle sponde opposte del Fiume del Cielo (Amanogawa / La Via Lattea) si innamorarono perdutamente a prima vista. 

Erano Orihime, la tessitrice, figlia dell’Imperatore celeste Tentei, creatrice di stoffe meravigliose per vestire gli dei e Hikoboshi, il mandriano. Persi l’uno nell’altra, i due smisero di dedicarsi alle proprie attività quotidiane e trascurarono i propri doveri per vivere intensamente il loro amore. Quando la mandria di buoi finì per essere abbandonata a se stessa e agli dei cominciarono a mancare gli abiti fino ad ora confezionati da Orihime, il sovrano degli dei non potè trattenere la rabbia e punì i due severamente. I due amanti sarebbero stati costretti a vivere lontani, ciascuno su una delle rive dello Amanogawa.

Concesse però ai due innamorati di incontrarsi una volta all’anno, se avessero lavorato duramente durante il resto dell’anno; così la settima notte del settimo mese il loro desiderio d’amore viene realizzato.

C’era però un ultimo ostacolo a separare i due innamorati: nel momento di guadare il fiume celeste e riabbracciarsi, Orihime e Hikoboshi si accorsero che la corrente era troppo forte e che non c’era un ponte a congiungere le due rive.

Orihime allora pianse, e le sue lacrime intenerirono uno stormo di gazze, che decise di creare per i due amanti un ponte con le proprie piume. Altri racconti narrano invece che il barcaiolo celeste traghettasse Orihime sull’altra sponda.

I Teru teru bōzu, le bamboline scaccia-pioggia

Se però durante il giorno di Tanabata dovesse piovere, le gazze non potrebbero giungere in aiuto e il fiume si ingrosserebbe impedendo al barcaiolo di portare a termine la sua missione, quindi i due amanti dovrebbero aspettare l’anno seguente per ritrovarsi. In questo caso le gocce di pioggia sarebbero le lacrime dei due innamorati.

La notte del Tanabata non deve piovere, quindi una delle tradizioni più carine per allontanare la pioggia la sera prima di Tanabata, è appendere i Teru teru bōzu alle finestre: bamboline-demone realizzate in carta o stoffa di colore bianco che dovrebbero spaventare le nuvole e farle scappare.

Vengono costruiti ricoprendo un oggetto sferico (che costituirà la testa) con della stoffa o della carta bianca, fissata con un nodo fatto sotto la testa. Di seguito, si disegnano occhi, naso e bocca. Vanno posizionati alla finestra, appesi all’ombrello o in altre maniere.

Nel 1921 lo scrittore e poeta Rokurō (Kyoson) Asahara scrisse una filastrocca sul Teru teru bōzu la quale, dopo due anni, venne musicata da Shinpei Nakayama e divenne una delle canzoni per bambini più famose.

La filastrocca fu presentata anche in Italia con il testo italiano tradotto da Franco Maresca allo Zecchino d’Oro 1976.

Tanabata: la Festa dei Desideri

La Festa è andata sovrapponendosi anche con la giornata anticamente dedicata alle arti manuali, nella quale le ragazze pregavano per diventare brave nel cucito e nell’artigianato e i ragazzi nella calligrafia scrivendo i loro desideri su strisce di carta che venivano appese ai rami di bambù.
Questa usanza è rimasta nel tempo e, ancora oggi, si scrivono i propri desideri sui tanzaku e si appendono.

La tradizione nipponica vuole infatti che in questa festa si realizzino i sogni più a lungo rincorsi, i desideri più a lungo sperati, scritti su foglietti colorati (tanzaku) poi legati alle fronde dei bambù, i desideri vengono affidati al vento perché li spinga verso il cielo.

Quello che mi ha sempre stupito è che, in Giappone, chiunque può leggere i tanzaku degli altri, sorridere e sperare che il desiderio sia solo l’inizio della realizzazione dell’altrui sogno. 

Anche in Italia abbiamo tanti riti per esprimere i nostri desideri!

  • Puoi esprimere un desiderio prima di spegnere le candeline sulla tua torta di compleanno (se riesci a spegnerle tutte, il desiderio si avvera).
  • Puoi esprimere un desiderio se una colorata farfalla si posa su di te.
  • Puoi esprimere un desiderio e poi soffiare su un Dandelion, per farlo realizzare.
  • Puoi esprimere un desiderio se una coccinella si posa su di te e poi devi soffiare su di lei e farla volare via, per farlo realizzare.
  • Se la Notte di San Lorenzo vedi in cielo una stella cadente, puoi esprimere un desiderio (prima però che la luce della stella si spenga).

E tanti altri sono i nostri “giochi” sul tema…

Ma vale sempre una regola ferrea: non devi mai pronunciare il desiderio ad alta voce, altrimenti non si realizzerà! Nessuno deve sapere quale sia il tuo desiderio.

Invece in Giappone tutti fanno il tifo per il desiderio degli altri, lo trovo affascinante!

Accade anche con gli ema 絵馬, le tavolette di legno che si acquistano nei santuari e su cui si trascrive una preghiera: li si attacca vicini, esposti in mezzo a quelli di sconosciuti e lì, per lungo tempo, resteranno esibiti.

Nel mio giardino, cresce rigoglioso il bambù: stanotte decorerò le sue foglie con i miei desideri e con quelli dei miei amici.

Se lo desideri, scrivimi qui il tuo e gli dedicherò un colorato tanzaku.

Questo è lo spazio che ti regalo, con gioia, per “appendere” i tuoi desideri.

E che si tifi, tutti insieme, per il proprio sogno e per i sogni degli altri! 😉

Miriam Bendìa
Tra un viaggio e l’altro, vive a Roma. Ha scritto un pugno di libri. Come Philippe Daverio, sostiene che la vita con l'arte talvolta migliora l'arte della vita. Sogna molto, la notte. E ha imparato, al risveglio, a fidarsi delle proprie visioni oniriche.

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