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Inquinamento ambientale: l’industria tessile

L’industria tessile, come è noto, è uno dei settori più critici in termini di: inquinamento ambientale, sfruttamento delle acque, consumi di energia ed emissioni di gas serra.

Il fabbisogno di abbigliamento è in continua crescita, si rende quindi necessaria da parte delle industrie di settore una sostanziale modifica del ciclo produttivo a partire dall’utilizzo di materiali riciclati e prodotti sostenibili.

Economia circolare e sostenibilità ambientale si stanno facendo largo in questo settore, innovazione e nuove tecnologie possono essere un valido supporto per nuovi modelli di business.

Ma perché l’industria tessile è causa di sfruttamento e inquinamento delle acque?

La produzione di tessuti richiede l’utilizzo di considerevoli quantità di acqua in quasi tutto il ciclo, pensiamo al lavaggio dei tessuti, la tintura e il finissaggio.

Processi che richiedono inoltre l’aggiunta di numerose sostanze chimiche che generano reflui per i quali sono necessari opportuni trattamenti di filtrazione e recupero prima di poter essere smaltiti.

Il lavaggio industriale è anch’esso causa di elevato inquinamento, si stima infatti che, ogni anno nell’oceano vengano rilasciate circa mezzo milione di tonnellate di microfibre molte delle quali sintetiche e composte da microplastiche che possono finire nella catena alimentare.  

Il rilascio in ambiente di acque reflue non correttamente trattate e quindi sature di sostanze chimiche potenzialmente pericolose, può essere causa di inquinamento delle falde acquifere, fiumi, laghi e mari con conseguente danno agli ecosistemi acquatici compromettendo la biodiversità e minacciando la sopravvivenza di specie animali, vegetali e ad elevato rischio per l’uomo.

I consumi di energia nell’industria tessile

È evidente come il ciclo produttivo dell’industria tessile necessiti di grandi volumi di acqua. Acqua che deve essere trattata, scaldata, pompata e infine scaricata.

Una quantità significativa di energia viene utilizzata anche per:

  1. I processi di produzione tessile che richiedono energia per alimentare le macchine e le attrezzature impiegate nella filatura, tessitura, tintura e altre fasi delle lavorazioni tessili.
  2. Il trattamento delle fibre tessili prima che vengano trasformate in tessuti per renderle adatte all’uso. Ad esempio, nel caso del cotone, è comune il trattamento con sostanze chimiche per rimuovere impurità e sbiancare le fibre. Questi processi richiedono energia per riscaldare l’acqua e far funzionare le apparecchiature.
  3. I processi di tintura e finissaggio tessile richiedono energia, specialmente quando vengono utilizzati metodi che coinvolgono il riscaldamento dell’acqua o il funzionamento di macchine specializzate per l’applicazione dei coloranti e delle finiture.
  4. Mantenere un ambiente controllato per garantire condizioni ottimali durante la produzione. Questo può includere sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria, che richiedono energia per funzionare.
  5. L’illuminazione per consentire il lavoro durante il giorno e in molti casi anche la notte.

Le elevate concentrazioni di emissioni di gas serra, durante il ciclo produttivo dell’industria tessile, sono ormai note e diretta conseguenza delle lavorazioni. A partire dal trasporto delle materie prime, alla produzione, agli scarichi derivanti da processi chimici e infine al trattamento e smaltimento dei rifiuti.

Come la ricerca scientifica può contribuire a mitigare gli impatti ambientali dell’industria tessile e a promuovere la sostenibilità nel settore?

Attraverso lo sviluppo di materiali sostenibili come ad esempio fibre naturali coltivate in modo sostenibile, fibre riciclate e ancora fibre sintetiche prodotte da fonti rinnovabili o biodegradabili.  L’efficientamento energetico è un altro fattore chiave, nuove tecnologie in grado di ridurre l’impatto ambientale, ottimizzando processi di tintura, recuperando il calore o utilizzando solventi e pigmenti naturali ed eco-compatibili. Valutando l’impatto ambientale dell’industria tessile lungo l’intera catena di approvvigionamento, dalla produzione delle materie prime al consumo finale, consentendo alle aziende di identificare aree critiche e adottare misure correttive nel processo produttivo.

Molte grandi aziende del settore sono già attivamente all’opera in questa transizione. Alcuni, certamente precursori, basano l’intera attività su una produzione e commercio etico realizzato attraverso una filiera corta, utilizzando energie da fonti rinnovabili, colorazioni naturali e tessuti ecologici. Altri, la gran parte, sono forse a metà dell’opera in quanto stravolgere completamente un assetto industriale non può essere considerata un’operazione semplice che abbia inizio e fine a breve termine con garanzia del medesimo se non migliore risultato. Dobbiamo purtroppo sempre tenere a mente che la maggior produzione tessile è dislocata in luoghi dal basso costo energetico, di manodopera e con poca se non assente sensibilità all’ambiente.

La qualità ha un prezzo e i cambiamenti anche nei comportamenti non sono semplici e immediati come ci piacerebbe fossero.

Cover Photo: Discarica tessile nel deserto di Atacama, Cile.

Marco Rospo
«Ti osservo, ascolto la tua storia, mentre ti fotografo e ti riprendo. Perché la tua storia è unica, come te.» Photoreporter & Videomaker.

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