Questa storia potrebbe cominciare con una domanda: «Pellitteri, non ce l’hai un altro progetto?» e una risposta: «Certo».
Marco Pellitteri è professore associato di Media e Comunicazione alla Xi’an Jiaotong-Liverpool University a Suzhou, in Cina, ma è anche sociologo dei media e dei processi culturali, e, prima di tutto, uno dei più grandi, se non il più grande esperto italiano di animazione giapponese.
Autore di libri come Mazinga Nostalgia del 1999, rieditato e ampliato quattro volte fino al 2018, Il drago e la saetta. Modelli, strategie e identità dell’immaginario giapponese del 2008, Conoscere l’animazione. Forme, linguaggi e pedagogie nel cinema animato per ragazzi del 2004, I manga. Introduzione al fumetto giapponese, del 2021 e molti altri.
L’ultima sua fatica letteraria, da poco pubblicata per Rai Libri, è Goldrake dalla A alla U. Origine, viaggio e ritorno della Sentinella nel Blu, 1975-2024, che verrà presentato ufficialmente il prossimo 31 maggio al Festival dell’animazione Cartoons on the bay, a Pescara.
Da quella domanda su un altro progetto, posta dall’editore Alberto Castelvecchi, era scaturita, come un film mentale, l’idea per Mazinga nostalgia, nato come un viaggio nella storia sociale dell’animazione giapponese in Italia e del suo pubblico, e che ha finito per rappresentare un confronto tra immaginari generazionali, diventando prima un libro militante e poi raggiungendo un livello di approfondimento che lo ha fatto passare da 428 a 1600 pagine nella sua ultima edizione.
Oggi quella domanda, con parole diverse, potrebbe averla posta Roberto Genovesi, direttore di Rai Libri, proponendo a Pellitteri di fare il punto su un personaggio che in Giappone sta per essere rilanciato con una nuova versione di cui si conosce, al momento, ben poco, a parte qualche dettaglio, un teaser-trailer e il nome: Grendizer U.
E allora, Marco Pellitteri non può rifiutare, e, allo stesso tempo, non vuole mettere un punto. Infatti, quel “dalla A alla U” del titolo, oltre ad essere un riferimento e un omaggio al nome del Goldrake che verrà, vuole anche strizzare l’occhio al fatto che nulla è definitivo e che, forse, ci sarà ancora, in futuro, qualcosa da dire.
Più che un’intervista, quella con Marco Pellitteri è stata una lunga e generosa chiacchierata tra uno studioso esperto e un’appassionata curiosa che fa parte dell’ormai nota “goldrake generation”.
Dal 1999 a oggi, a più riprese, si è parlato di Goldrake e degli altri personaggi arrivati in Italia oltre 45 anni fa, in forme più o meno divulgative e critiche, ma anche – spesso – in forme amatoriali e basate su fonti incerte. Negli ultimi anni, poi, sui vari social sono apparsi gruppi dedicati di fan che puntano a far rivivere il mito dei robottoni giapponesi, e che – altrettanto spesso – non si preoccupano di verificare le informazioni diffuse e date in pasto ai followers.
Alla fine dello scorso anno, Rai Libri ha invitato Pellitteri ad aprire la nuova collana Digital Loop, con un volume pop ma, allo stesso tempo, serio, appassionato, documentato e ragionato, sul nuovo Goldrake, prevedendo, forse, un ritorno di fiamma anche degli appassionati. Quello che ne è uscito è un libro che, pur restando accademico nella struttura, supera le aspettative, risultando davvero scorrevole ed accessibile. Interessante anche la presenza dei numerosi box di approfondimento e di un contributo critico del regista e produttore Hideyuki Kitaba, oltre a un capitolo sull’importanza di Goldrake nei Paesi di lingua araba, scritto da Karim El Mufti.
Negli stessi anni in cui Goldrake and co. spopolavano in Italia, le serie animate giapponesi vengono adattate anche in arabo e trasmesse prima in Libano, che nel 1978 viveva una terribile guerra civile, e poi anche in Egitto, Siria, Giordania, Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo Persico. Proprio l’impatto di Goldrake, divenuto un’icona nella cultura araba, per ragioni ovviamente diverse da quelle del mondo occidentale, e la passione per i mecha rimasta intatta per tutti questi anni, dev’essere stata la molla che ha spinto una società saudita ad offrire il proprio denaro per il reboot di Grendizer. Non sappiamo se Gō Nagai si sia fatto pregare, ma tant’è.
E allora, in attesa di vedere la nuova serie, il cui lancio è previsto per il prossimo luglio in Giappone, è possibile gustare il libro di Marco Pellitteri, che traccia un percorso trasversale, dalle origini di Atlas Ufo Robot fino a Grendizer U, a partire dalla ricezione dei primi anime in Italia, con le polemiche dettate dalle paure di genitori e rappresentanti politici su una presunta propensione alla violenza, passando per le tematiche e i significati veri, fino alle colonne sonore originali e le sigle di testa adattate per l’Italia, come quelle di Albertelli e Tempera.
Durante l’intervista, Pellitteri non si risparmia e ci tiene a demistificare le varie false percezioni che nel tempo si sono stratificate diventando dati di fatto. E così smonta, argomenta, spiega. La conversazione fluisce piacevolmente, tra media mix, merchandising, generi musicali ibridi, metafore, significato dei nomi. E poi Vega come simbolo degli imperi autoritari, da cui il Giappone degli anni Settanta era attorniato.