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29 Febbraio 2024: Merry Leap Day!

Una data particolare, quella odierna. Il 29 febbraio, com’è noto, appare soltanto ogni quattro anni, a sigillare l’avvento dell’anno bisestile, un anno che, per tradizione nostrana, pare non essere affatto foriero di buon auspicio. Ma perché?

I Lupercàli, Giulio Cesare e papa Gregorio XII

Questa superstizione affonda le radici nella Roma antica. I romani coniarono il detto “anno bisesto, anno funesto” sostanzialmente perché il mese di febbraio, mese a cui venne aggiunto il giorno in più, era da tradizione il mese dedicato ai riti funebri.

Lupercalia di Andrea Camassei, Madrid, Museo del Prado (1635 circa).

La festa più importante di febbraio erano i Lupercàli (in latino Lupercalia), celebrati a metà febbraio e dedicati alle divinità agresti fra cui Faunus, protettore delle greggi attaccate dai lupi. Il 15 febbraio i romani si purificavano in attesa della primavera. I sacerdoti, detti Luperci, si riunivano in un luogo dalle mitiche origini, davanti al Lupercale, sacra grotta ai piedi dell’altura del Germalo sul Palatino dove, all’ombra di un fico (Ficus ruminalis), il pastore Faustolo avrebbe rinvenuto i gemelli Romolo e Remo allattati da una lupa. Qui i Luperci sacrificavano una capra (o un caprone) e un cane mentre le vestali offrivano focacce fatte con grano delle prime spighe della passata mietitura. Era parte del rito anche flagellare ritualmente donne e uomini con le pelli degli animali sacrificati. Tutto questo per garantirsi una primavera florida e feconda.

L’introduzione dell’anno bisestile si ebbe per la prima volta nel 46 a.C. per opera di Giulio Cesare, che inserì il giorno in più dopo il 24 febbraio, che in latino era il “sexto die ante Calendas Martias“, ovvero “sei giorni prima delle Calende di Marzo“.

Il giorno aggiunto venne così chiamato il “bis sexto die”, “per la seconda volta il sesto giorno”: da questo è derivato il nome “bisestile”, rimasto ancora oggi.

Successivamente, nel 1585 il sistema venne perfezionato da papa Gregorio XII con l’introduzione del calendario gregoriano.

Ma a cosa dobbiamo l’esistenza di questo giorno in più? Al fatto che la Terra, per girare intorno al sole, non impiega 365 giorni esatti, ma, per la precisione, 365,2422. Di conseguenza ogni anno avanzano circa 6 ore in eccesso, che vengono recuperate grazie all’introduzione dell’anno bisestile. In tal modo, ogni quattro anni, tali ore accumulate vengono consolidate in un giorno in più.

Possiamo dedurne che laddove si affidi l’incedere del tempo ad un calendario con un determinato schema ripetitivo, avere un giorno “fuori dal normale” possa in qualche modo disturbare l’equilibrio cosmico e generare tensione e paura per ciò che verrà, quasi come se il 29 febbraio fosse un’interferenza nell’ordine temporale.

Le antiche credenze popolari si “travestono” da inquietudini postmoderne

La convinzione che gli anni bisestili fossero nefasti si protrae anche nel Rinascimento con la credenza che la sfortuna coinvolgesse le greggi e la campagna e che fosse colpevole dell’abbattersi di continue epidemie sulla popolazione. Si diffusero così proverbi e modi di dire come “anno bisesto, tutte le cose van di traverso” o “anno bisestile, chi piange e chi stride”.

Anche fra le tradizioni popolari veneziane il 29 febbraio è considerato un giorno particolarmente infausto, nello specifico per la donna che deve partorire e per il bambino che porta in grembo. C’è un proverbio veneto che infatti recita: “Ano bisestil, mor la mare e il fantolin”, a suggerire che venire al mondo il 29 febbraio possa essere estremamente pericoloso per la vita di entrambi: madre e figlio. Ma al di là dei parti Il 29 febbraio è un giorno particolarmente “indicato” per l’insorgenza di malattie e infezioni nei bambini.

Anno bisesto, anno dissesto. In materia la vox populi non ha quindi dubbi! E ha sempre diffidato di questa eccedenza periodica.

Da questo antico groviglio di simboli, di credenze, di calcoli, di superstizioni deriva quella legittima suspicione che nutriamo ancora oggi nei confronti del febbraio con ventinove giorni.

Ora non temiamo certo di urtare la suscettibilità di Proserpina e Plutone! Ma continuiamo ad attribuire un surplus di significato a questa anomalia del tempo.

In tutti i casi in passato si scongiurava il pericolo di un passo irregolare dell’anno mettendolo in scena attraverso un esorcismo ritmico.

Noi, oggi, ci siamo liberati dalle stagioni dei nostri antenati ma non dalle loro superstizioni! Semplicemente abbiamo tradotto le antiche credenze popolari in inquietudini postmoderne. E nonostante il tempo non ci basti mai, non siamo contenti di avere in agenda quella pagina in più!

Insieme all’anno bisestile anche l’anno in cui partoriscono le balene viene guardato con lo stesso occhio sospettoso, questo perché secondo una leggenda popolare, le balene partoriscono solo ogni quattro anni. Non a caso in alcuni luoghi, come Reggio Emilia, l’anno bisestile è chiamato proprio “l’anno della balena”.

La filosofia del Carpe Diem nel Leap Day anglosassone

Una concezione (quella di anno bisesto, anno funesto) che nel mondo anglosassone si ribalta completamente e assume caratteristiche favorevoli. Ogni 4 anni abbiamo un magico giorno extra (in più) per fare le cose che di solito non faremmo, per azzardare!

Single alla riscossa.

Secondo una leggenda irlandese il 29 febbraio è il giorno in cui le ragazze possono chiedere al proprio fidanzato di sposarlo: se lui rifiuta, sarà obbligato a comprarle dodici paia di guanti (uno per ogni mese dell’anno), così che lei possa nascondere le mani ed evitare l’imbarazzo di mostrarle prive di un anello di fidanzamento al dito.

È il momento delle novelle Bridget Jones! Secondo un’antica tradizione irlandese, il 29 febbraio le donne più intraprendenti possono sovvertire le regole e chiedere in sposo l’uomo dei loro sogni (a patto che abbiano una zucchina in mano che, una volta dichiarate, dovranno baciare tre volte). Quindi, se state aspettando invano un anello di fidanzamento, è arrivato il momento di agire per conto vostro. Avete la benedizione di San Patrizio che, nel V secolo, istituì questa consuetudine per le donne che rimanevano a lungo senza fidanzato, spinto dalle pressanti richieste di Santa Brigida.

Santa Brigida d’Irlanda trasportata dagli angeli: St Bride di John Duncan (1913), National Gallery di Edimburgo.

La leggenda narra che Santa Brigida si lamentò con San Patrizio del fatto che molte fanciulle dovevano aspettare troppo tempo prima che i fidanzati si decidessero a fare la fatidica domanda, perché troppo concentrati a fare la guerra.

Allora, San Patrizio, patrono d’Irlanda, dopo le insistenti richieste della beata, decretò che, da quel momento in poi, le donne avrebbero potuto proporre il matrimonio agli uomini il 29 febbraio, cioè, una volta ogni quattro anni.

Fu in quella occasione che Santa Brigida prese la palla al balzo e dichiarò il suo amore al santo patrono che, per nulla interessato, rifiutò la proposta.

Le regalò, però, un bacio affettuoso sulla guancia ed una tunica di seta.

Questa tradizione fu presto esportata anche in Scozia dai monaci irlandesi e, verso la metà del 1200, proprio la Scozia approvò una legge secondo la quale le donne potevano proporsi il 29 febbraio.

Se un uomo avesse declinato la proposta, allora, avrebbe dovuto comprare 12 paia di guanti alla ragazza, in modo che ella potesse nascondere l’imbarazzo di non indossare all’anulare un anello di fidanzamento, addolcendo la sofferenza e la delusione della giovane con un bacio, un dono in denaro ed un abito di seta.

Perfino la regina del Regno Unito, Vittoria, propose proprio in quel giorno il matrimonio al principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha!

Sebbene possa sembrare sorprendente oggi che le ragazze potessero fare la proposta di matrimonio solo ogni quattro anni, è importante considerare che nel periodo tra il quarto e il quinto secolo questa concessione rappresentava un grande passo avanti per le donne.

Oggi è il Leap Day! Se a San Valentino avevate in mente di dichiarare il vostro amore all’uomo che amate e per qualche motivo non l’avete fatto, avete ora 24 ore di tempo per cercare un luogo romantico o speciale, comprare un anello e mettervi in ginocchio per chiedere la sua mano. Sì, avete capito bene. Abbattiamo i tabù di genere e incoraggiamo gli uomini indecisi: oggi potete rivolgervi al vostro partner e dire: “Vuoi sposarmi?”

Il folklore irlandese è ricco di tradizioni meravigliose e piuttosto buffe. Il Leap Day deriva dalla combinazione di giorno (day) e di salto (leap) laddove l’espressione assume in senso figurato il significato di “salto nel buio”. Il Leap Day è il giorno dell’azzardo.

Attenzione però, evitate di fare proposte d’amore se il vostro partner è di origine greca, poiché in Grecia il 29 febbraio è considerato, ancora una volta, una data estremamente sfortunata, soprattutto per il matrimonio.

Bill Bisesto, i ventinovini e “La Bugie du Sapeur”

Come al solito poi per gli americani, ogni scusa è buona per organizzare un party! 

Secondo un’altra tradizione infatti, quando il mondo cambiò, alcuni degli antichi dei, Vichinghi, Romani e Assiri, si nascosero in fondo all’oceano. Uno di questi è un frizzante dio del caos, Leap Day William (Bill Bisesto), che una volta ogni quattro anni, il 29 febbraio, nuota fin qui per scambiare le lacrime dei bambini con caramelle e ricordare a tutti noi di cogliere l’attimo.
Se vuoi essere invitato al suo party, devi vestirti di blu e oro e punire chi non lo fa, mettendogli le dita negli occhi e tirandogli i capelli!

Ma soprattutto, se non lo vuoi far arrabbiare, devi ricordarti che ogni 4 anni abbiamo un magico giorno extra (in più) per fare le cose che di solito non faremmo, quindi Carpe Diem.

Ricordati: La vera vita è a Marzo e nulla di quello che succede il 29 febbraio conta!

Il mito di Bill Bisesto per celebrare il Leap Day è stato creato dallo show televisivo “30 Rock” che ha preso il concetto di giorno extra e ha imbastito una narrazione divertente e originale.

Sempre negli Stati Uniti, nascere il 29 febbraio diviene motivo di orgoglio. I nati in questo giorno (i cosiddetti “ventinovini”) sono talmente fieri della propria data di nascita da aver fondato un club chiamato l’Honor Society of Leap Year Day Babies, in onore di questa data fantasma che non permetterebbe neanche di celebrare il compleanno se non ogni quattro anni.

Diversi ospedali americani (HCA Florida Osceola Hospital, St. Clair Health, The Woman’s Hospital of Texas, Memorial Hermann per fare qualche esempio) festeggiano in modo speciale la nascita dei loro leapers, i neonati del giorno bisestile.

Questi bambini, che nel mondo anglosassone vengono appunto definiti leapers (saltatori), vengono vestiti con costumi a forma di rana fatti a mano, realizzati in morbida lana verde. Le dolcissime immagini dei neonati vengono condivise anche sui social, diventando ben presto virali!

Leaper Babies al St. Clair Health.

La denominazione Giorno del Salto deriva ovviamente dal salto che questa data effettua nel calendario, trascorrendo sopra un giorno intero in tre anni su quattro. Inoltre, nell’anno bisestile anche i giorni della settimana da calendario compiono un salto rispetto all’anno precedente, slittando di due invece che di uno solo.

La scelta di vestire i neonati come rane è intrisa di simbolismo. La rana, nota per la sua abilità di saltare, rappresenta perfettamente l’idea di un salto nel tempo e nello spazio, come quello che caratterizza il 29 febbraio. Inoltre, questo anfibio è spesso associato a concetti di trasformazione e rinnovamento, riflettendo la singolarità e la magia di nascere in una data così rara, con probabilità di una su 1.461.

Così, attraverso questi adorabili costumi, gli ospedali non solo celebrano un momento unico nella vita di questi neonati, ma sottolineano anche l’aspetto straordinario e festoso di nascere nel Giorno del Salto.

Tra le tradizioni più moderne legate al 29 febbraio, è molto originale quella del periodico satirico francese “La Bugie du Sapeur” (ossia “La candela dello zappatore”) che esce in edicola solo il 29 febbraio di ogni anno bisestile dal 1980. Quindi da ieri, mercoledì 28 febbraio, il numero 12 è disponibile nelle edicole francesi.

Il giornale costa 4,90 euro, ha una tiratura di 200 mila copie (quattro anni fa ne ha vendute 120 mila) ed è distribuito anche in Belgio, Lussemburgo, Svizzera e nei territori francesi d’oltremare.

Il periodico offre un riassunto delle notizie più “interessanti” degli ultimi quattro anni e presenta le risposte alle domande dei lettori inviate quattro anni prima.

Jean d’Indy, caporedattore di La Bougie du Sapeur dal numero 4 (e dunque dal 1992), ha spiegato che il giornale è nato nel 1980 grazie all’idea di un gruppo di amici «tutti appassionati di vecchi giornali» e di cui uno solo era giornalista all’agenzia di stampa AFP. Il primo numero era di otto pagine, in bianco e nero e aveva una tiratura di 10mila copie.

Il nome del giornale si riferisce a Sapeur Camember, un personaggio dei fumetti creato da Christophe, famoso fumettista francese morto nel 1945, le cui avventure furono pubblicate sul settimanale Le Petit Français illustré tra il 1890 e il 1896. Camember era un soldato un po’ sempliciotto e analfabeta in grado di riconoscere solo la lettera H e che faceva di continuo azioni assurde, come ad esempio quella di scavare una buca nella terra per riempirla con altra terra. Il compleanno di Camember era il 29 febbraio e nell’esercito era un sapeur, cioè uno “zappatore” con il compito di scavare trincee per bloccare l’avvicinamento del nemico oppure gallerie alla base delle fortificazioni per provocarne il crollo.

Jean d’Indy: «Il giornale è pubblicato ancora oggi da alcuni amici, una decina, che sei mesi prima dell’uscita si incontrano in un bar e decidono le storie da raccontare scegliendole tra le notizie degli ultimi quattro anni. Composto oggi da una ventina di pagine, La Bougie du Sapeur è organizzata come un normale quotidiano, con sezioni di politica, economia, esteri, sport, arte e pettegolezzi sulle celebrità. I titoli contengono spesso giochi di parole, interviste vere e immaginarie, e commenti più o meno seri.»

Il titolo dell’edizione del 2024 è “Diventeremo tutti intelligenti” e la storia principale parla di intelligenza artificiale. La seconda storia più importante, intitolata “Quel che gli uomini devono sapere prima di diventare donne”, racconta le sfide che devono affrontare gli uomini che desiderano effettuare una transizione di genere. 

Il pubblico dei lettori è formato prevalentemente da collezionisti e da uno zoccolo duro di persone nate il 29 febbraio.

In conclusione, all’interno di un calendario scandito da giorni ordinari, il 29 febbraio si staglia come un’eccezione, una deviazione dai binari nel tessuto ordinario del tempo.
L’incombere di questo giorno in più sembra incarnare quindi un mosaico di tradizioni, miti e credenze svelandoci così qualcosa di più sulle nostre paure e speranze di essere umani.

Fonti:

Le superstizioni. Dalla A alla Z, dal Piemonte alla Sicilia di Roberto La Paglia;

Animali reali e immaginari. Pratiche rituali tra antropologia e storia a cura di Vincenzo M. Spera;

Stregonerie e Credenze Popolari nella Medicina dei Secoli Passati di Ugo Gabriele Becciani;

The Story Behind 30 Rock’s Magnificently Silly Leap Day Episode – Vulture;

La leggenda nera del “sesto bis” – La Repubblica;

9 quirky leap year traditions from around the world – Wanderlust

13 Unexpected Leap Year Facts – ThoughtCo.

Silvia Casabianca
Silvia Casabianca (in arte Madam Stories | Storia di Gente e Popoli) è un'antropologa culturale. Nel 2016 consegue la laurea magistrale in Discipline etno-antropologiche (all'interno della classe di Scienze Storiche) presso l'Università La Sapienza, specializzandosi in Storia e Cultura del Messico. Ad oggi si occupa di divulgazione storica, per lo più in chiave ironico-sperimentale. Crea contenuti dinamici, in cui narra "la storia dietro le corone", dietro le grandi gesta e le case dei regnanti, le storie dei popolani, dei popoli e la trasformazione culturale delle società, integrando il metodo etnografico alla ricerca storica.

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