Mondocane, esordio alla regia di Alessandro Celli e prodotto da Matteo Rovere, è un’opera che si divide tra i generi post-apocalittici e cyberpunk dove ci viene mostrato un universo ormai rassegnato.
In una Taranto distopica, i ragazzini rimasti senza famiglia vivono prigionieri in istituti costretti a lavorare o puniti con mansioni in caso di fuga. Altri rimasti al confine della favela, si arrangiano come possono spesso entrando a far parte di bande dove esiste solo la legge della sopravvivenza.
Presentato come film d’apertura per la Settimana della Critica, SIC @ SIC, alla settantotesima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Mondocane è la storia della forte amicizia tra due ragazzini Pietro, detto Mondocane, e Christian, detto Pisciasotto, che si fa sempre più debole sotto la pressione di un una gang criminale, Le Formiche, con a capo il carismatico Testacalda che indebolisce il loro rapporto mettendo in dubbio tutto quello in cui credono, creando così un’eterna lotta tra ciò che è giusto e sbagliato.
Celli, con i richiami cinematografici alla saga di Mad Max di George Miller e ai film di John Carpenter, dirige un film con lo scopo di denunciare il disastro ambientale. L’ambientazione suggerisce quelli che sono i risultati disastrosi dell’uomo sulla natura e sul sociale, mostrandoci una città senza speranza né prospettive.
Quello che vediamo in Mondocane è un eccesso di qualcosa che esiste già, ma il regista ce lo presenta nella sua chiave distopica con una fotografia e regia che sorreggono molto bene un’idea ambiziosa alzando il livello del nostro cinema italiano.