Stefano Mordini ritorna a Venezia con il suo ultimo film, La scuola cattolica, ricostruendo uno dei fatti di cronaca nera più terribili accaduto nel nostro Paese.
Presentato fuori concorso alla settantottesima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, La scuola cattolica è tratto dal romanzo omonimo di Edoardo Albinati, premio Strega nel 2016, e racconta attraverso la voce di quest’ultimo le vicende che hanno portato alcuni ex studenti di una nota scuola privata romana a commettere quello che è da tutti conosciuto come il Massacro del Circeo.
Consumato nella notte tra il 29 e il 30 Settembre 1975, il massacro coinvolge le due giovani Donatella Colasanti e Rosaria Lopez che furono attirate con l’inganno da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira in una villa di proprietà di quest’ultimo con la scusa di un invito ad una festa, e torturate fino a provocare la morte di una di loro, Rosaria.

Mordini cerca di unire il racconto del libro con i fatti del Circeo, ma nel raccontare entrambe le cose sembra tentennare.
Il suo intento però è chiaro: mettere in luce come l’educazione da parte delle istituzioni e delle famiglie contribuiscano a creare una masconilità frustrata e sottomessa.
Alla storia manca un giusto equilibrio tra esplorazione psicologica e violenza gratuita. L’ultima mezz’ora del film risulta difficile da digerire nonostante il regista si sia contenuto nel mostrare la realtà della triste vicenda.
La scuola cattolica è un film che a tratti si mostra come un’opera appassionante e fruibile mentre in altri rimane distante dallo spettatore, cercando di spiegare con urgenza cosa spinse questi giovani a compiere degli atti così terribili… Senza però riuscirci.