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A spasso con le stelle

Perché le stelle si spostano nel corso dei secoli?

Si è da poco conclusa la festività giapponese Tanabata, la cui credenza comune è quella di lasciare i propri desideri più intimi appesi sui rami degli alberi di bambù. La credenza si basa su una leggenda che vede protagoniste due stelle del cielo: Vega, nella costellazione della Lira, e Altair, nella costellazione dell’Aquila.

Secondo la leggenda, infatti, le due stelle rappresentano rispettivamente Orihime e Hikoboshi, due innamorati che furono puniti dagli dèi per essere stati accecati dall’amore e aver smesso di badare ai loro compiti quotidiani.

Gli dèi punirono i due protagonisti costringendoli a vivere lontano, sulle rive opposte di un fiume che rappresenta la nostra Via Lattea. Tuttavia, una volta all’anno i due amanti possono incontrarsi, e durante questa notte, la settima del settimo mese, si esaudiscono i sogni e i desideri più profondi dei nostri cuori.

Oggi sono qui per raccontarvi un’altra storia legata ad una delle protagoniste di questa leggenda: sto parlando di Vega. Tenete a mente il nome di questa stella, perché tra 12000 anni diventerà la nostra nuova stella polare.

Com’è possibile, vi starete chiedendo… Il tutto è frutto di un fenomeno astronomico, semplice ed elegante, legato alla rotazione del nostro pianeta Terra. Si tratta della precessione degli equinozi.

I movimenti della Terra

Il nostro pianeta Terra compie una serie di movimenti nello spazio che incidono su diversi aspetti della nostra vita quotidiana. L’alternarsi del giorno e della notte è regolato dal moto di rotazione della Terra intorno al suo asse, mentre le stagioni sono regolate dal moto di rivoluzione intorno al Sole.

Il moto di rotazione della Terra avviene in senso antiorario, da ovest ad est, e la sua durata, pari a 23h 56m 04s, viene chiamata giorno sidereo. Durante questa rotazione, la Terra ruota su se stessa con una velocità di rotazione sempre costante.

Come conseguenza, la rotazione della Terra genera l’alternarsi del giorno e della notte: i raggi del Sole, infatti, illuminano solo una metà del pianeta, mentre l’altra metà resta al buio. La linea fittizia che divide la zona illuminata, ossia quella in cui è giorno, da quella al buio, ossia dove c’è la notte, viene chiamata circolo di illuminazione.

Naturalmente, sappiamo dalla nostra esperienza quotidiana che il passaggio dal giorno alla notte non è drastico, ma avviene in modo graduale. Ciò accade perché i raggi solari attraversano gli strati più alti dell’atmosfera un po’ prima che il Sole sorga, e lo stesso accade subito dopo il tramonto: si verifica così il fenomeno della rifrazione, in cui i raggi del Sole sembrano arrivare a noi da una direzione diversa da quella vera.

Il moto di rivoluzione, invece, è il movimento della Terra intorno al Sole, che avviene in senso antiorario seguendo un’orbita non perfettamente circolare, ma ellittica. Ciò significa che esistono due punti dell’orbita con nomi particolari: il perielio, ossia il punto di minima distanza, e l’afelio, cioè il punto di massima distanza. La Terra si trova all’afelio ad inizio luglio, mentre raggiunge il perielio all’inizio di gennaio. Come si può notare, non è la distanza della Terra dal Sole a determinare l’alternarsi delle stagioni, dato che, quando il pianeta si trova alla massima distanza, per noi è iniziata l’estate.

La rivoluzione della Terra dura 365 giorni, 6 ore, 48 minuti e 46 secondi, e ogni 4 anni viene aggiunto un anno bisestile per sistemare questo tempo così impreciso. Durante il moto di rivoluzione, inoltre, l’asse della Terra è inclinato di 66 gradi rispetto al piano dell’orbita, chiamato piano dell’eclittica. Ciò determina la diversa durata del giorno e della notte nei vari punti del globo terrestre: infatti, all’equatore il periodo di luce e quello di buio durano esattamente 12 ore ciascuno, mentre al Polo Nord e al Polo Sud si ha un periodo ininterrotto di luce o buio a seconda della fase dell’anno in cui ci si trova.

Moto di rivoluzione della Terra. Crediti: INAF.

I movimenti appena descritti fanno parte del gruppo di moti principali della Terra. Tuttavia, esiste anche un’altra categoria, chiamata moti millenari, il cui principale rappresentante è proprio la precessione degli equinozi.

La precessione degli equinozi

La precessione degli equinozi è il risultato di un movimento molto lento (motivo per il quale è detto millenario) in cui la Terra cambia continuamente l’orientamento del suo asse di rotazione.

Immaginate una trottola: quando la facciamo girare, questa non solo ruota su se stessa, ma il suo asse di rotazione cambia la sua inclinazione e crea una specie di cono invisibile mentre la trottola continua a muoversi.

Ecco, la Terra è una gigantesca trottola che si muove nello spazio e ruota su se stessa, creando il moto di precessione del suo asse di rotazione.

Questo effetto avviene a causa dell’interazione di due fattori: la forma non perfettamente sferica della Terra (schiacciata ai poli e con un rigonfiamento all’altezza dell’equatore) e le forze gravitazionali della Luna e del Sole che agiscono sul pianeta.

Come risultato, i poli celesti descrivono una circonferenza sulla sfera celeste e variano la loro posizione nel corso del tempo. Ciò significa che anche le stelle si muovono e cambiano posizione, ed è per questo che all’inizio di questo articolo ho menzionato il fatto che ben presto (astronomicamente parlando, sia chiaro), la nostra stella polare non sarà più la stessa. Infatti, attualmente il Nord celeste si trova vicinissimo a Polaris (vero nome della stella polare), ma nel 3000 a.C. l’asse di rotazione della Terra indicava il Nord puntando a Thuban, una stella molto debole nella costellazione del Dragone. Tra circa 12000 anni, invece, Vega, nella costellazione della Lira, assumerà l’arduo compito di indicare il Nord.

Forse, in futuro, così come è stata creata una leggenda per la festa di Tanabata in cui si racconta dell’incontro tra gli innamorati Vega e Altair, sarà inventata una storia anche per raccontare l’investitura di Vega a nuova stella polare.

Magari la coraggiosa Vega riuscirà finalmente a sconfiggere la distanza cosmica che la separa dal suo innamorato Altair, e per questo motivo sarà eletta come nuova rappresentante della sfera celeste, diventando il punto di riferimento per tutti gli esseri umani che perderanno, in futuro, la via di casa, vagando nel buio della notte.

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E soprattutto ricordati… Non smettere mai di guardare verso le stelle.

Martina D'Arco
Martina D'Arco è una studentessa di Fisica delle Particelle con una grande passione per la scrittura sin da piccola. Dopo aver visitato il CERN per la prima volta nel 2018, aveva promesso a se stessa che sarebbe tornata, questa volta per restare. E così è stato: ha conseguito la laurea triennale in Fisica all'Università La Sapienza di Roma, e attualmente frequenta il Master in Particle Physics all'Università di Ginevra. La sua frase distintiva è: "Non smettere mai di guardare verso le stelle".

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