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Sandra Savaglio: “La Scienza non può e non deve avere né barriere politiche né barriere geografiche”.

Il 15 Aprile abbiamo celebrato la Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo.

Il Festival delle Scienze di Roma, prodotto dalla Fondazione Musica per Roma ha realizzato, in collaborazione con Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, una vera e propria maratona scientifica.

I collegamenti sono avvenuti da tutto il mondo: dall’Artico, dall’arsenale di Venezia, dai laboratori del Gran Sasso, al CERN, dall’Etna a Parigi, da Boston alla Florida e Chicago.

Con la manifestazione gli organizzatori dell’evento si pongono un doppio obiettivo: dare risalto alle ricercatrici e ai ricercatori italiani impegnati all’estero in centri di eccellenza e valorizzare l’attività nazionale di ricerca scientifica, mostrandone la potenzialità come attrattore di nuove risorse da tutto il mondo.

Il programma del pomeriggio prevedeva incontri, contributi video e brevi testimonianze e mirava a puntare i riflettori sull’ampio panorama del settore scientifico italiano presente non solo sul territorio nazionale, ma anche all’estero, in particolare attraverso la presenza di ricercatori, scienziati impegnati in prestigiosi centri fuori e dentro i nostri confini.

Alle 15:00 Giorgio Saccoccia, Presidente ASI, insieme con Marco Tavani, Presidente INAF e Sandra Savaglio, astronoma e astrofisica, Professoressa presso l’Università della Calabria e Assessore all’istruzione e alla ricerca scientifica della Regione Calabria, membro Consiglio Scientifico dell’INAF, condotti dall’autore e divulgatore scientifico Michele Bellone ci hanno raccontato il ruolo dell’Italia nella ricerca nello Spazio.

La Scienza non può e non deve avere né barriere politiche né barriere geografiche.

Sandra Savaglio

Lo Spazio ci ha sempre affascinato e l’idea di Esplorazione è al centro della ricerca spaziale.

Ph ASITV | Happy B-Day SOHO

Come il nostro paese ha contribuito alla ricerca internazionale su questa frontiera che continuiamo a voler indagare?

Qual è l’importanza delle relazioni internazionali in questo settore? E quali sono i contributi degli enti ufficiali italiani?
Giorgio Saccoccia: «Lo Spazio è un tema perfetto per parlare di internazionalizzazione della Scienza e della Ricerca! Le attività in questo settore si nutrono di collaborazioni tra paesi.

Quando parliamo di missioni spaziali coinvolgiamo l’innovazione tecnologica e quindi per poter compiere dei passi avanti in questo settore abbiamo bisogno del meglio a disposizione sul nostro pianeta.

In più parliamo di attività, missioni, programmi che richiedono una collaborazione e una condivisione di risorse e di obiettivi.

Dai progetti più piccoli ai più grandi e visionari come quello della stazione spaziale internazionale, lo Spazio è veramente un tema in cui si realizzano collaborazioni tra tecnici, ricercatori, scienziati, governi e istituzioni per poter raggiungere tutti insieme gli obiettivi globali.

Lo Spazio, fino a qualche anno fa, era un tema prettamente scientifico o di interesse solo per il mondo della ricerca ma, grazie allo sforzo e all’impegno dei nostri ricercatori, non è più così.

Lo Spazio, oggi, fa parte della vita di tutti i giorni, di ogni cittadino, non più solo della Scienza. E produce una notevole Economia (Space Economy).
Lo Spazio però si nutre della collaborazione internazionale.

Quindi è un bell’esempio di come l’investimento del paese in un ambito che può sembrare solo di interesse scientifico possa invece creare addirittura un intero nuovo settore economico che permette al mondo di crescere. E di crescere in modo sostenibile a supporto delle Nazioni Unite.»

Marco Tavani: «L’Astronomia moderna nasce europea, l’opera di Galileo Galilei, il Sidereus Nuncius (che si potrebbe tradurre in italiano Annuncio sugli Astri oppure Il Messaggero celeste), fu un punto di riferimento per l’intera comunità degli studiosi dell’epoca. Le opere di Galileo vennero poi stampate fuori dai nostri confini, per i motivi che conosciamo.

In ogni caso è dalla nascita dell’Astronomia moderna che noi abbiamo una platea e un consesso internazionale.

Come INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), abbiamo in corso tantissime collaborazioni internazionali: le nostre attività sarebbero impossibili senza la continua interazione con i colleghi degli altri paesi.

E facciamo Astrofisica sia da terra (con una strumentazione estremamente sofisticata o con i satelliti) che dallo spazio.

La tecnologia serve per poter rivelare radiazione, estremamente debole, in tutte le lunghezze d’onda: dalle onde radio, all’ottico e ai raggi gamma.

Per raggiungere questo obiettivo bisogna utilizzare strumenti sempre più progrediti quindi l’Astronomia è un motore di innovazione per il nostro paese.

Dall’Italia abbiamo nostre capacità osservative con le nostre infrastrutture: tre sedi con radiotelescopi. Abbiamo anche telescopi ottici ma per fare Astronomia di punta dobbiamo andare anche fuori dall’Italia poiché andiamo a cercare i cieli migliori del mondo, nei posti meno “piovosi” del nostro pianeta. Ad esempio abbiamo un nostro telescopio alle Isole Canarie, in Arizona e in Cile.

In Cile abbiamo un’importante collaborazione con l’ESO (European Southern Observatory), qui ci sono molti osservatori europei e l’Italia fornisce la tecnologia ma anche ricercatori di altissimo livello e know-how all’avanguardia mondiale.

Ci sono esperimenti in corso anche in Sudafrica e Australia, in pratica in tutto il pianeta: è una scienza internazionale e l’Italia è sulla cresta dell’onda per fare del suo meglio e progredire sempre di più.»

Sandra Savaglio: «Oggi la Scienza è frutto di una collaborazione internazionale in quanto per spostare l’asticella sempre un po’ più in alto abbiamo bisogno di mezzi incredibili, tecnologicamente iper avanzati e che non tutti i paesi si possono permettere.

Ogni paese contribuisce con scienziati, industria, conoscenze e capacità per costruire dei “pezzetti” che compongono e mandano avanti progetti molto importanti.

Il fatto di non avere delle barriere politiche è necessario per la Scienza.

Ogni paese dà il proprio contributo a un progetto più vasto, senza barriere geografiche. Quello che ci interessa tutti, quello che abbiamo in comune sono gli obiettivi scientifici e questi possono essere condivisi tra paesi appartenenti a diversi continenti.

Ad esempio i telescopi vanno posizionati nei deserti e noi in Italia non abbiamo delle zone desertiche che siano adeguate, quindi se vogliamo fare la differenza in alcuni progetti dobbiamo affidarci a strutture che sono uniche e che sono posizionate in alcuni posti idonei per delle caratteristiche specifiche.

L’esempio più importante di collaborazione globale: ricordiamo tutti la fotografia del buco nero di circa un anno fa, quello è stato un progetto che ha coinvolto diversi osservatori radio sparsi in tutto il globo.

In questo modo la terra intera è stata trasformata in una pupilla unica, gigante, e che è stata in grado di fotografare un buco nero (lontano 55 milioni di anni luce).

Questo è stato possibile farlo solo utilizzando delle facilities sparse su tutta la terra, inclusa una al Polo Sud.

Galileo poteva fare le proprie ricerche a casa propria senza condividerle con gli altri scienziati, noi non possiamo! Galileo non amava molto condividere le sue conoscenze con Keplero, anche se lavoravano insieme…»

Ph ASITV | Il ritratto di Plutone realizzato dalla sonda New Horizons, da un’altezza di 35.000 km, e rielaborato attraverso la tecnica di analisi dei componenti principali per un risultato psichedelico che evidenzia le diverse regioni.

Quali sono gli esempi delle eccellenze italiane nei diversi ambiti che avete nominato? Per comprendere meglio in che cosa l’Italia si distingue e dà contributi fondamentali nello studio dello Spazio.

Giorgio Saccoccia: «C’è l’imbarazzo della scelta! Il nostro è uno dei pochi paesi al mondo in cui si opera in tutti i settori applicativi dello Spazio.

Partiamo dall’eplorazione, il settore che è più d’immagine! Il nostro paese è leader da decenni nei progetti più importanti sia per l’esplorazione robotica che umana.

Riguardo alla seconda, sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) circa la metà dei moduli pressurizzati, ossia le celle abitabili dove gli astronauti vivono e lavorano, sono stati realizzati dall’industria italiana. Questi contributi sono stati realizzati sia attraverso l’Agenzia della Ricerca Spaziale Europea (European Space Agency – ESA) sia direttamente attraverso alcune collaborazioni con gli Stati Uniti.

Riguardo all’esplorazione robotica, tornando a quella marziana, l’attività italiana è importantissima. Siamo un paese guida in missioni importanti come ExoMars, contribuiremo in maniera fondamentale alla missione più avanzata che possiamo immaginare ossia quella che riporterà sulla Terra alcuni campioni di Marte (Mars Sample Return campaign).

Quindi sicuramente l’esplorazione è un cavallo di battaglia per il nostro paese!

Guardando invece allo Spazio più di impatto sulla vita del nostro pianeta, l’osservazione della Terra, di nuovo l’Italia si distingue per essere un paese leader per il contributo che diamo nelle missioni realizzate insieme dall’Agenzia della Ricerca Spaziale Europea e dall’Unione Europea.

Cito come esempio il Programma Europeo di osservazione della terra Copernicus, le famose sentinelle, saremo paese guida per lo sviluppo di molti tra questi satelliti.

Abbiamo poi un programma di osservazione molto importante, la famosa missione di osservazione COSMO-SkyMed che vuole essere una sorta di sorvegliante accorto di quello che accade sul nostra paese, ci aiuta a intervenire tempestivamente in situazioni di emergenza, a monitorare lo stato del nostro territorio, guidiamo anche interventi nel settore della difesa quindi è fondamentale.

Altri programmi come il satellite PRISMA, voluto dall’Agenzia Spaziale Italiana, che ha l’ambizione di rivoluzionare il modo di vedere la Terra, guardando anche la composizione non solo la forma di ciò che osserva.

L’osservazione della Terra poi genera i dati che utilizziamo nella Space Economy, un altro settore in cui l’Italia si contraddistingue.

Poi c’è il trasporto spaziale, i lanciatori, l’accesso allo Spazio: attraverso l’Agenzia della Ricerca Spaziale Europea da tempo il nostro Paese ha deciso di essere leader, siamo infatti la nazione guida in almeno due programmi importanti come il vettore Vega (acronimo di Vettore Europeo di Generazione Avanzata), il piccolo lanciatore dell’Europa, e la piccola navetta Space Rider, una navetta riutilizzabile.

Siamo il paese che spinge di più al momento verso questo aspetto importante della riutilizzabilità in ottica di ecosostenibilità della ricerca.

Un qualcosa che va nello spazio e che è capace di tornare può essere poi rilanciato successivamente.

Quindi sono un insieme di tecnologie e operazioni all’avanguardia nelle quali l’Italia si impegna in maniera significativa.

E così via nel settore delle telecomunicazioni spaziali, il contributo che diamo al programma Galileo di navigazione, nato dalla collaborazione tra Unione Europea e Agenzia Spaziale Europea (ESA) per migliorare l’autonomia tecnologica dell’Europa e definire gli standard internazionali per i sistemi globali di navigazione satellitare (Global Navigation Satellite Systems, GNSS).

Importantissimo poi il contributo che l’Italia dà nelle singole tecnologie spaziali, la produzione di componenti e prodotti tecnologici gli stessi che, una volta sviluppati e raggiunto il cosiddetto Technology Readiness Level (acronimo TRL traducibile come Livello di Maturità Tecnologica) necessario, abilitano noi a fare missioni sempre più performanti e futuristiche alle quali collaboriamo nello scenario internazionale.»

Marco Tavani: «Noi siamo presenti in tantissimi settori dell’Astrofisica da leader.

Ad esempio cito il Telescopio Nazionale Galileo: il più grande strumento ottico della comunità astronomica italiana con sede a La Palma, nelle isole Canarie. Costruito circa una ventina di anni fa, all’epoca era tra i principali telescopi ora chiaramente è superato da altri più grandi, ma ora si sta specializzando nello studio degli Esopianeti o pianeti extrasolari e sta procedendo benissimo, con una tecnologia innovativa, in questo nuovo settore dedicato a pianetini intorno a stelle più o meno vicine ma che sono estremamente interessanti e che addirittura potrebbero portare a scoprire condizioni simili a quelle sul nostro pianeta. Un settore molto all’avanguardia in cui siamo diventati molto forti!

Ci sono poi due telescopi da 8,3 metri l’uno di diametro realizzati in collaborazione tra Stati Uniti, Germania e Italia: qui operiamo a livello di Cosmologia, di Galassie lontane, di evoluzione delle Galassie, con una tradizione italiana molto importante.

Il telescopio ELT (Extremely Large Telescope), con uno specchio primario da ben 39 metri di diametro, in pratica sarà più grande del Colosseo! Il più grande sforzo collettivo a livello europeo: gli italiani hanno contribuito moltissimo alla cosiddetta Ottica Adattiva che corregge la turbolenza dell’atmosfera e permette di avere delle immagini addirittura migliori di quelle che si otterrebbero da un satellite.  Questo progetto può fare diretta concorrenza ai nuovi satelliti e telescopi che saranno lanciati nei prossimi anni.

Un grande progetto internazionale di profilo scientifico e ingegneristico, nato dalla collaborazione di tante nazioni, dall’Inghilterra, all’Italia, all’Australia, al Sudafrica e a molti altri paesi: lo SKA (Square Kilometre Array) che avrà una sede osservativa in Sudafrica e un’altra in Australia e che ha come obiettivo la costruzione della più grande rete di radiotelescopi al mondo. L’Italia è leader nell’installazione in Australia di questo programma che genererà un flusso di dati enorme paragonabile a quello che attualmente il CERN genera. E quindi richiederà non solo uno sforzo osservativo impressionante ma anche un’equivalente analisi dati e quindi tutta una tecnologia collegata con lo sfruttamento dei dati che porterà poi chiaramente a collegamenti con la società.

Del resto questo è l’obiettivo che noi ci poniamo: che la ricerca di base abbia poi una sua applicabilità nella vita di tutti i giorni.

Riguardo alle energie molto alte, superiori ai raggi X e ai raggi gamma, voglio citare un’installazione alle isole Canarie in cui gli italiani hanno contribuito moltissimo nella fase iniziale e anche ora nel proseguo dello sviluppo di questo esperimento: Cherenkov Telescope Array (CTA).

Riguardo alla missione spaziale ExoMars 2022, citata prima da Giorgio Saccoccia, in cui gli italiani hanno degli strumenti molto importanti, speriamo che questa missione vada in porto bene, che questo Rover atterri, finalmente sarà il primo Rover europeo e l’Italia è veramente molto impegnata in questo progetto.

Infine un esempio dei tanti satelliti che abbiamo: il prossimo satellite dell’ESA, l’esperimento Athena, a raggi X, l’Italia ha dato un contributo fondamentale e del resto la ricerca della comunità a raggi X nel nostro paese è fortissima da tantissimi anni. Programmato tra circa dieci anni, veramente un super-mega osservatorio!

L’Italia è dunque un paese che contribuisce davvero moltissimo in tutti i settori dell’Astrofisica.»

Sandra Savaglio: «Gaia è un satellite dell’ESA in cui c’è una grandissima partecipazione italiana: guarda continuamente tutta la sfera celeste e 2 miliardi di stelle nella Galassia (che sono tantissime stelle ma solamente l’1% del totale). Questo satellite riesce a seguirne il moto negli anni è costante e quindi a costruire la Galassia come se fosse un liquido che si muove, la Terra insieme alla Galassia e al Sole, e quindi raccoglie veramente un numero di informazioni sconvolgente su quella che è casa nostra. …La nostra piccola stanzetta che è la Via Lattea!

Un altro progetto molto interessante è quello della NASA con un grande contributo dell’ESA che verrà lanciato il 31 Ottobre: il telescopio James Webb che sarà il successore di Hubble (considerato fino ad ora il telescopio più importante nella storia dell’umanità). Grandissime le aspettative, tenete tutti le dita incrociate perché è un esperimento importantissimo! Stiamo parlando di un investimento da dieci miliardi di dollari…

Riguardo al futuro, ci sono altissime aspettative per quello che riguarda le onde gravitazionali con un progetto europeo che si chiama Et (Einstein Telescope). In questo momento si sta decidendo dove sarà costruito questo rilevatore di onde gravitazionali di terza generazione: come Italia ce la giochiamo molto bene, si stanno valutando due siti, uno all’incrocio tra l’Olanda, il Belgio e la Germania, e l’altro in Sardegna.»

Anche per questo progetto, teniamo le dita incrociate in quanto sarà estremamente importante e tecnologicamente fantastico e ci porterà delle conoscenze per l’umanità che voi umani non potete immaginare

Cover Photo by Greg Rakozy on Unsplash  

Miriam Bendìa
Tra un viaggio e l’altro, vive a Roma. Ha scritto un pugno di libri. Come Philippe Daverio, sostiene che la vita con l'arte talvolta migliora l'arte della vita. Sogna molto, la notte. E ha imparato, al risveglio, a fidarsi delle proprie visioni oniriche.

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