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Scoperta una proteina chiave per prevenire il cancro al seno

Il tumore al seno ha origine diversi anni prima della diagnosi. Questo è il tempo che le cellule impiegano ad accumulare nel loro genoma l’insieme delle mutazioni che le trasformano gradualmente in cellule tumorali. Ma cosa succederebbe se riuscissimo a bloccare questo processo prima che sia completo?

Le ricercatrici e i ricercatori dell’università del North Carolina hanno scoperto un meccanismo che provoca la morte delle cellule malate prima che queste si possano trasformare in cellule tumorali.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, ha mostrato che la proteina Mre11, nota per la sua capacità di riparare i danni al DNA, è anche in grado di migliorare la risposta immunitaria contro le cellule tumorali, attivando le stesse difese immunitarie che proteggono l’organismo dalle incursioni di virus o batteri.

Il tumore al seno è la neoplasia più diagnosticata tra le donne e la principale causa di morte per cancro tra la popolazione femminile globale. Ogni 19 secondi, in qualche parte del mondo, una donna riceve una diagnosi di tumore al seno. Ogni 74 secondi, una donna muore di tumore al seno.

Nel nostro paese si registrano 48.000 nuovi casi ogni anno, con un’incidenza in continuo aumento, anche tra le più giovani. La buona notizia è che i tumori al seno nella maggior parte dei casi sono curabili, ma solo se diagnosticati quando la malattia è ancora allo stadio precoce. La prevenzione è fondamentale: ridurre i fattori di rischio, come il fumo di sigaretta o l’obesità, e sottoporsi regolarmente agli esami di screening, ecografia e mammografia, può fare la differenza tra la vita e la morte. Oggi il tasso di sopravvivenza per il tumore al seno è dell’80-90% nei paesi sviluppati.

Il nuovo studio delle ricercatrici e dei ricercatori dell’università della North Carolina guidati da Min-Guk Cho e Rashmi Kumar apre nuove strade per intervenire in maniera sempre più precoce e addirittura prevenire il tumore al seno.

Quando le cellule tumorali (o destinate a diventare tali) si dividono, il loro DNA subisce danni e si rompe in frammenti più piccoli. La cellula possiede dei sensori molecolari in grado di intercettare i frammenti di DNA estraneo o danneggiato e segnalare la loro presenza al sistema immunitario, che interviene per eliminare non solo virus o batteri, ma anche le cellule che subiscono mutazioni potenzialmente cancerogene.

Uno di questi sensori è una proteina chiamata cGAS, che quando è attiva scatena una risposta infiammatoria contro le cellule “malate”.

Si può pensare a cGAS come a una pistola con la sicura sempre inserita: per la maggior parte del tempo, infatti, la proteina è in uno stato non attivo, “rinchiusa” da un meccanismo di sicurezza che protegge l’organismo dalle conseguenze di una risposta infiammatoria potenzialmente dannosa, a meno che non sia necessaria.

Nel 2020, è stato scoperto come funziona questo meccanismo di sicurezza: cGAS è bloccato a causa del suo legame con gli istoni, le proteine che “impacchettano” il DNA all’interno del nucleo. Questo lo rende incapace di svolgere il proprio compito di sentinella, a meno che i frammenti di DNA danneggiato nel citoplasma non superino una lunghezza critica o che non intervenga una qualche chiave di attivazione.

Ora abbiamo scoperto come liberare cGAS dalla sua “prigionia”. La chiave è una proteina di nome Mre11, un enzima presenta nel nucleo delle cellule che riconosce il DNA danneggiato e “sblocca” la via cGAS/STING che lancia l’allarme al sistema immunitario.  

La proteina-chiave e il sensore danno inizio a una forma specializzata di morte cellulare chiamata necroptosi o morte cellulare infiammatoria. A differenza di altre forme di morte cellulare, infatti, la necroptosi innesca una reazione infiammatoria. Questa funziona come un fuoco di segnalazione e richiama sul posto altre cellule del sistema immunitario, che riconoscono ed eliminano le cellule tumorali (e quelle che stanno per diventare tali).

Oggi le statistiche mostrano che, nonostante gli sforzi nella ricerca e nelle cure, il tumore al seno è ancora una delle principali cause di decessi tra le donne. Ma c’è una luce di speranza: le percentuali di guarigione stanno gradualmente migliorando, grazie ai progressi nelle terapie e nella diagnosi precoce.

La scoperta della Mre11 potrebbe rafforzare ulteriormente questa tendenza, offrendo nuove speranze per una maggiore efficacia nelle cure e nella prevenzione.

Cover Photo by Freepik.

Erika Salvatori
Erika Salvatori è una ricercatrice in immunoncologia e una science writer freelance. Con una laurea in Biotecnologie e un Master in Giornalismo Scientifico, è riuscita a coniugare le sue due più grandi passioni: la scienza e la scrittura. La sua attività di ricercatrice la porta a toccare con mano lo sconfinato mondo delle terapie biotecnologiche avanzate e della medicina personalizzata. La giornalista che è in lei non vede l'ora di raccontare quello che impara ogni giorno sul futuro della scienza e della medicina.

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