Il tumore al seno ha origine diversi anni prima della diagnosi. Questo è il tempo che le cellule impiegano ad accumulare nel loro genoma l’insieme delle mutazioni che le trasformano gradualmente in cellule tumorali. Ma cosa succederebbe se riuscissimo a bloccare questo processo prima che sia completo?
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, ha mostrato che la proteina Mre11, nota per la sua capacità di riparare i danni al DNA, è anche in grado di migliorare la risposta immunitaria contro le cellule tumorali, attivando le stesse difese immunitarie che proteggono l’organismo dalle incursioni di virus o batteri.
Nel nostro paese si registrano 48.000 nuovi casi ogni anno, con un’incidenza in continuo aumento, anche tra le più giovani. La buona notizia è che i tumori al seno nella maggior parte dei casi sono curabili, ma solo se diagnosticati quando la malattia è ancora allo stadio precoce. La prevenzione è fondamentale: ridurre i fattori di rischio, come il fumo di sigaretta o l’obesità, e sottoporsi regolarmente agli esami di screening, ecografia e mammografia, può fare la differenza tra la vita e la morte. Oggi il tasso di sopravvivenza per il tumore al seno è dell’80-90% nei paesi sviluppati.
Il nuovo studio delle ricercatrici e dei ricercatori dell’università della North Carolina guidati da Min-Guk Cho e Rashmi Kumar apre nuove strade per intervenire in maniera sempre più precoce e addirittura prevenire il tumore al seno.
Quando le cellule tumorali (o destinate a diventare tali) si dividono, il loro DNA subisce danni e si rompe in frammenti più piccoli. La cellula possiede dei sensori molecolari in grado di intercettare i frammenti di DNA estraneo o danneggiato e segnalare la loro presenza al sistema immunitario, che interviene per eliminare non solo virus o batteri, ma anche le cellule che subiscono mutazioni potenzialmente cancerogene.
Si può pensare a cGAS come a una pistola con la sicura sempre inserita: per la maggior parte del tempo, infatti, la proteina è in uno stato non attivo, “rinchiusa” da un meccanismo di sicurezza che protegge l’organismo dalle conseguenze di una risposta infiammatoria potenzialmente dannosa, a meno che non sia necessaria.
Ora abbiamo scoperto come liberare cGAS dalla sua “prigionia”. La chiave è una proteina di nome Mre11, un enzima presenta nel nucleo delle cellule che riconosce il DNA danneggiato e “sblocca” la via cGAS/STING che lancia l’allarme al sistema immunitario.
La proteina-chiave e il sensore danno inizio a una forma specializzata di morte cellulare chiamata necroptosi o morte cellulare infiammatoria. A differenza di altre forme di morte cellulare, infatti, la necroptosi innesca una reazione infiammatoria. Questa funziona come un fuoco di segnalazione e richiama sul posto altre cellule del sistema immunitario, che riconoscono ed eliminano le cellule tumorali (e quelle che stanno per diventare tali).
Oggi le statistiche mostrano che, nonostante gli sforzi nella ricerca e nelle cure, il tumore al seno è ancora una delle principali cause di decessi tra le donne. Ma c’è una luce di speranza: le percentuali di guarigione stanno gradualmente migliorando, grazie ai progressi nelle terapie e nella diagnosi precoce.