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Mario Rasetti, Fondazione ISI: “La nostra parola d’ordine è libertà!”

Il 15 Aprile abbiamo celebrato la Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo.

 

Il Festival delle Scienze di Roma, prodotto dalla Fondazione Musica per Roma ha realizzato, in collaborazione con Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, una vera e propria maratona scientifica.

 

I collegamenti sono avvenuti da tutto il mondo: dall’Artico, dall’arsenale di Venezia, dai laboratori del Gran Sasso, al CERN, dall’Etna a Parigi, da Boston alla Florida e Chicago.

 

Con la manifestazione gli organizzatori dell’evento si pongono un doppio obiettivo: dare risalto alle ricercatrici e ai ricercatori italiani impegnati all’estero in centri di eccellenza e valorizzare l’attività nazionale di ricerca scientifica, mostrandone la potenzialità come attrattore di nuove risorse da tutto il mondo.

 

È in questo contesto che si è inserita la partecipazione del Professore Mario Rasetti, il quale ha sottolineato l’impegno della Fondazione ISI, da lui presieduta, inquadrandola all’interno della ricorrenza da cui si origina la maratona.

 

Nella propensione verso un intenso lavoro di collaborazione e contaminazione con altri istituti, università, laboratori e aziende, che rende la Fondazione tanto un polo d’eccellenza scientifica su scala mondiale, quanto un nodo di primaria importanza nel grande e pulsante network della ricerca nazionale e internazionale.

 

 

Molto interessante e appassionante l’intervento di Mario Rasetti, matematico, fisico, presidente della Fondazione ISI, con sede a Torino e a New York, moderato da Vittorio Bo.

 

Uno degli scienziati più conosciuti al mondo.

 

 

Come si può rendere attraente il settore della fisica e della matematica a livello mondiale?

 

«Ho trascorso 15 anni della mia vita negli Stati Uniti e, un giorno, ho deciso di tornare al mio paese. Naturalmente con grande stupore di tutti!

Io sono un vero e proprio teorico, le cose che mi interessano sono fondamentali. Facciamo ricerca in ambiti che speriamo cresceranno sempre di più per trasformarsi in applicazioni.

Abbiamo già ottenuto successi molto importanti.

Quando ho iniziato l’attività dell’ISI, ho deciso di mantenere l’istituto “piccolo”, perché per noi la parola chiave è libertà.

 

Noi assumiamo le persone in quanto sono valide e perché vogliamo mettere a loro disposizione un posto in cui sviluppare la propria ricerca e le proprie idee in assoluta libertà.

Certo, non è una cosa facile! Siamo un istituto e la mia decisione è una decisione di natura politica.

 

Il nostro istituto è finanziato interamente con il cosiddetto soft money.

In altre parole non chiediamo finanziamenti pubblici, fondi stanziati dai ministeri, dalle agenzie e istituzioni pubbliche, per creare la piattaforma base sulla quale operiamo proprio perché vogliamo essere liberi. Liberi in quanto esploriamo quegli ambiti della scienza che sono appunto fondamentali.

 

Siamo un po’ come dei surfisti che cavalcano l’onda cercando di tenere sempre l’occhio all’orizzonte.

La scienza oggi è veramente un crogiuòlo di discipline molto nuove.

 

 

Un esempio: oggi esiste una disciplina che è parallela all’elettronica e che fa quello che faceva l’elettronica negli anni cinquanta. In quell’epoca non esisteva il Dipartimento dell’Elettronica bensì dell’Elettricità o dell’Ingegneria Elettronica. Ma piccoli gruppi di ricercatori hanno iniziato a parlare dell’elettronica e oggi non esiste più il Dipartimento dell’Ingegneria Elettronica bensì ogni Università praticamente ha ormai la propria Facoltà di Elettronica nel piano di studi.

 

Qualcosa di molto simile sta succedendo oggi con la Spintronics: è un’idea molto semplice, gli elettroni sono particelle molto piccole che trasportano una carica elettrica e fanno scorrere appunto la corrente elettrica. Sappiamo tutti che l’elettricità e la corrente elettrica svolgono un ruolo così importante nella nostra vita e fino ad ora non si è considerato il fatto che gli elettroni hanno un’altra proprietà: lo spin.

Ossia è come dire che sono delle piccole “trottole”, ruotano su se stesse, ed essendo delle piccole particelle quantistiche seguono delle regole molto precise. Possono ruotare e compiere uno spin in una direzione o nell’altra. Se la rotazione procede in una direzione si definisce numero 1, nell’altra invece numero 0. E quindi il flusso degli elettroni è un flusso di bit, di 0/1, e quindi può diventare un flusso di informazioni.

 

Per rispondere alla domanda iniziale, il nostro istituto si avvicina sempre di più alle applicazioni, alle tecnologie, perché il divario tra la scienza di base e la sua applicazione e la tecnologia si sta restringendo sempre di più.

Ci sono cose che ci preoccupano, come per esempio l’Intelligenza Artificiale e il suo ruolo così importante e fondamentale.

 

 

È diversa dalla Robotica, dalla Intelligenza Artificiale applicata: cerchiamo di promuovere le Neuroscienze e i meccanismi con i quali funziona il cervello e quanto tutte queste conoscenze possano essere trasferite a uno strumento tecnologico, a una macchina.

 

Personalmente, non ritengo assolutamente che le macchine potranno mai sostituire del tutto il lavoro umano.

Sicuramente utilizzeranno il livello delle conoscenze, delle skill richieste alle persone per lavorare, ma di sicuro la Robotica non ridurrà il numero delle persone che sono impiegate nel mondo del lavoro, permetterà semplicemente di lavorare meglio.

Vorrei farvi un esempio facendo riferimento all’Intelligenza Artificiale che sfrutta il livello più alto di applicazioni che riguardano appunto i processi decisionali, la capacità di prendere decisioni, e questo riguarda appunto ciò che noi chiamiamo autoconsapevolezza, qualcosa che una macchina non potrà mai acquisire del tutto.

 

Non si potrà mai riprodurre in maniera esatta la mente umana ma ci si può avvicinare.

In alcune applicazioni la macchina può avvicinarsi abbastanza a riprodurre determinati principi dell’essere umano: ad esempio una macchina che guida se stessa.

 

Un altro esempio pratico è la medicina di precisione: un qualcosa che è già disponibile presso alcune aziende private, IBM ha fatto un ottimo lavoro in questo senso.

 

Avrete sentito parlare della Watson Health di IBM: una macchina straordinaria e anche equipaggiata con un software di Intelligenza Artificiale.»

 

Praticamente questa macchina legge continuamente documenti scientifici, riviste scientifiche, mediche e via dicendo: ne ha lette e memorizzate fino ad ora 35 milioni.

 

 

Il mondo pre e post Covid-19

 

La società post pandemia sarà del tutto diversa rispetto alla società prima della pandemia.

«Vorrei fare un elenco di alcuni fatti veramente fondamentali: siamo stati privati soprattutto all’inizio della pandemia di molti diritti.

Il diritto di dire addio alle persone che ci hanno lasciato. Non abbiamo potuto dare un ultimo saluto a molte persone che sono state ricoverate per non tornare più a casa.

Ci sono milioni di persone di tutte le età che stanno perdendo il proprio lavoro.

Questo coincide con la pandemia, è una tragedia nella tragedia.

Anche prima della pandemia la situazione nel mondo del lavoro era già molto problematica, la tecnologia e il digitale ci mettono a disposizione degli strumenti che rendono del tutto irrilevanti molti lavori.

 

Un mio studente che lavora per la J.P. Morgan ha generato una macchina di intelligenza straordinaria che stila i contratti per la società.

 

La J.P. Morgan stima il costo della compilazione di un contratto in 30 ore uomo, la macchina in media durante il primo anno di funzionamento impiegava 2,7 millisecondi a stilare quello stesso contratto.

 

Quindi con un rapporto di 1 a 40 milioni.

 

Dunque molti lavori sono stati resi irrilevanti, lavori di questo genere che sono destinati a sparire del tutto.

 

Se poi volgiamo l’attenzione alla sanità riguardo all’assistenza sanitaria: questo settore dovrà necessariamente essere organizzato diversamente, tutto il nostro sistema sanitario dovrà essere organizzato in modo differente.

 

In conclusione, sarà difficile superare questo momento storico ma io sono fiducioso…

 

Sono sempre stato un ottimista e vedo un futuro fantastico per gli esseri umani!

Sono grato che abbiate iniziato l’evento di oggi dando voce ai politici, perché i politici hanno detto alcune cose che sono pienamente condivisibili. Il che non è sempre scontato con i politici!

Molto spesso le soluzioni sono facili da trovare, sono lì, sotto gli occhi di tutti noi…

 

 

Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, ha parlato del ruolo delle donne.

Concordiamo tutti sul fatto che le disparità di genere siano ingiuste e terribili.

 

Presso il mio istituto, abbiamo il 51% di donne e il 49% di uomini.

 

Il modo in cui abbiamo realizzato ciò è molto banale: valutiamo le persone che si candidano senza guardare al nome e al genere.

E se, alla fine, risulta che c’è una parità nella classifica delle valutazioni e due persone sono equivalenti, allora in quel caso scegliamo la donna.

 

E così facendo siamo riusciti a raggiungere un equilibrio, anche se adesso c’è una differenza dello 1%.

Ma, sicuramente, non penso che l’intelligenza sia distribuita in base al genere

 

Miriam Bendìa
Tra un viaggio e l’altro, vive a Roma. Ha scritto un pugno di libri. Come Philippe Daverio, sostiene che la vita con l'arte talvolta migliora l'arte della vita. Sogna molto, la notte. E ha imparato, al risveglio, a fidarsi delle proprie visioni oniriche.

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