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Jörg Howe, Responsabile della Comunicazione di Daimler

Jörg Howe, Responsabile della Comunicazione di Daimler

Nella prima settimana di maggio ho avuto la possibilità di fare un’intervista con Jörg Howe, il Responsabile della Comunicazione di Daimler (Mercedes).

Anche se la connessione Internet tra Roma e Stoccarda non è stata molto stabile, siamo riusciti ad avere una conversazione molto interessante sulla sua carriera, le sfide della pandemia Covid-19 e il futuro dell’industria automobilistica.

Jörg Howe, classe 1957 e dal 2008 Responsabile della Comunicazione di Mercedes, ha avuto una carriera molto variegata ed avvincente. Dopo una laurea in Storia, Letteratura Inglese e Scienza dell’educazione presso l’università di Amburgo, si è reso conto che la sua passione erano i media. In seguito a un’esperienza all’estero in un centro per giovani giornalisti (a Parigi), era sicuro di voler diventare giornalista.

Per iniziare a lavorare presso NDR (un’emittente televisiva simile alla Rai, in Italia, ma con sede nel nord della Germania) ha lasciato il suo posto come insegnante. Inoltre ha fatto esperienza alla Tagesschau (il telegiornale che viene trasmesso ogni giorno, alle 8, sul canale più importante del servizio pubblico radiotelevisivo paragonabile al canale italiano Rai1) e come responsabile della redazione di Sat.1 (emittente televisiva privata).

In seguito ha conseguito un successo personale al MDR (come la Rai, in Italia, per una regione nel centro della Germania) molto importante per lui: lo sviluppo di un formato televisivo nuovo, il programma d’intrattenimento Brisant.

La prima idea l’abbiamo scritta su un sottobicchiere che ho conservato fino ad oggi. Il programma viene trasmesso 6 giorni su 7 della settimana, sul canale ARD (come il vostro Rai1) e mi rende ancora molto fiero.

Sono seguite altre esperienze di lavoro molto preziose, come caporedattore al Sat.1, incarichi presso la Comunicazione d’Impresa in Karstadt (grande magazzino tedesco) e, infine, il primo ottobre del 2008 Jörg Howe è diventato il Responsabile della Comunicazione mondiale di Daimler.

All’inizio ho pensato che non avrei resistito a lungo, ma ora sono passati 12 anni e mi trovo ancora qui e mi piace tantissimo.

Photo by Sam McGhee on Unsplash

Non poteva però immaginare che, un giorno, in questo ruolo avrebbe dovuto affrontare le sfide che propone la situazione attuale, la pandemia del Covid-19.

Quali cambiamenti ci sono stati nella giornata lavorativa degli impiegati di Daimler? E in che modo vengono sostenuti in questo momento di crisi, per far proseguire (ove possibile) le attività produttive?

«Ogni mattina, alle ore 8.45, iniziamo con la nostra riunione del giorno. Io aspetto la partecipazione di ognuno di loro, per rimanere aggiornato. Dopo le mie informazioni sulla situazione attuale, ogni settore ci aggiorna sulle sue novità.

Alcuni dei nostri impiegati si trovano in cassa di integrazione, ma speriamo di riprenderli presto in servizio per tornare alla normalità, poiché abbiamo comunque tanto da fare riguardo ai nostri progetti in corso.

Soprattutto per i colleghi con bambini è spesso difficile lavorare da casa, per questo vogliamo dare la possibilità di venire in ufficio il prima possibile, ma ovviamente con il mantenimento della distanza di sicurezza e con le mascherine

Molte aziende dell’automotive hanno convertito le loro produzioni a seguito dell’emergenza per il Coronavirus. Anche Mercedes voleva mettere a disposizione le sue stampanti 3D, per produrre dispositivi medici. Il progetto è stato realizzato? Ci sono altri progetti simili in corso?

«Immediatamente all’inizio della crisi abbiamo donato 110.000 mascherine ai cittadini tedeschi. Le avevamo nelle nostri sedi, perché ci servono nella produzione.

In Inghilterra abbiamo realizzato un incarico del National Health Services per 10.000 ventilatori “semplici” insieme alla nostra squadra di Formula 1, sarà completato tra pochi giorni.

Qui in Germania siamo riusciti a produrre, tramite le nostre stampanti 3D, un pezzo specifico che serve per ventilatori. A richiesta, possiamo metterne in produzione 3.000 in una settimana. I primi 2.500 li abbiamo realizzati per la regione Rheinland-Pfalz della Germania, dove abbiamo un grande sito di produzione.»

Photo by Tonik on Unsplash

Viviamo un’emergenza di parole giuste, in questo momento. Non solo un’emergenza sanitaria!

Le parole giuste informano, muovono al buonsenso, alla responsabilità, al senso di comunità e ci fanno agire con razionalità. Le parole nefaste parlano alla pancia, seminano odio, paura, razzismo, sfiducia e ci rendono ciechi ed egoisti.

In questi giorni più che mai, ci rendiamo conto di quanto la comunicazione sia materia da maneggiare con cura: le parole che scegliamo e il modo in cui le usiamo determinano percezioni e reazioni che possono cambiare il corso degli eventi.

Come è stata impostata, ora, la comunicazione con i vostri clienti? Ci sono nuovi progetti di Marketing o idee che vorrebbe condividere con noi, per aiutare anche le società italiane a comunicare nel modo più giusto al tempo del Coronavirus?

«Un bell’esempio è la nostra iniziativa Be a Mover che stiamo realizzando con diversi artisti e attori. Abbiamo già organizzato un concerto nell’atrio di una casa di riposo a Berlino, per creare dei momenti di gioia per gli anziani, i quali vivono molto in isolamento.

Dal 19 marzo stiamo promuovendo il progetto Donate our reach attraverso i nostri social. La vastità della nostra audience viene sfruttata per dare informazioni approvate da esperti sul Covid-19.

Fino ad oggi abbiamo potuto raggiungere 400 Milioni di persone.

Gli spazi pubblicitari, in TV ed online, che avevamo già prenotato, li abbiamo utilizzati per ringraziare tutti gli eroi quotidiani e tutti quelli che restano a casa.

I nostri modelli di comunicazione però si differenziano in base ai diversi mercati regionali. Il modo di comunicazione che usiamo in Europa non è lo stesso che usiamo per la Cina.

La Cina è il primo paese in cui il mercato torna alla normalità, per questo ricominciamo con i classici contenuti della nostra comunicazione, sia nel formato elettronico che in quello della stampa cartacea.

Per la nostra comunicazione interna utilizziamo una piattaforma Social-Intranet, tramite cui aggiorniamo costantemente i nostri impiegati in tutto il mondo.

Qui mettiamo a disposizione anche ogni informazioni degli esperti sul Covid-19.

Questo sistema di comunicazione è importantissimo per noi, per non dimenticare i nostri impiegati, tra tutta la comunicazione che è rivolta ai nostri clienti.»

Il mondo dell’automotive sta vivendo un momento di profonda trasformazione (elettrificazione, guida autonoma, riduzione delle emissioni CO2). Come dovrebbe essere in futuro la sua automobile ideale?

«La mia visione dell’automobile ideale è un veicolo ibrido che, nelle città, si muove prevalentemente in modo elettrico e allo stesso tempo può attraversare distanze lunghe con un motore a combustione interna poco inquinante, lì dove non esiste ancora l’infrastruttura per la ricarica elettrica.

L’automobile ideale deve muoversi autonomamente, per questo siamo già sulla strada giusta. Così l’esperienza del guidatore è rilassata, ma comunque deve esistere la possibilità di guidare da sé la macchina quando si ha voglia di farlo.

Questa sarebbe la mia macchina ideale.

La nuova Classe S che presenteremo in autunno, corrisponde già abbastanza bene alla mia visione. Un altro modello molto interessante è quello di una Classe S elettrica che lanceremo l’anno prossimo. Saranno due veicoli che soddisfano la mia visione.

Attualmente guido una Classe G, quindi un modello un po’ antiquato, ma comunque mi dà tanto piacere!»

Come pensa che cambierà la mobilità mondiale dopo il Coronavirus? Si potrà ancora parlare di mobilità sostenibile? O sarà piuttosto l’intero processo di mobilità a dover essere ripensato? Quali “insegnamenti” il settore dell’automotive pensa di poter trarre da questa emergenza per poter essere, in futuro, utile alla popolazione mondiale?

«Il settore dell’automotive è essenziale per il desidero dell’uomo di essere mobile.

L’automobile ci ha permesso di vivere la mobilità indipendente che non esisteva prima.

A causa del Coronavirus il nostro settore deve affrontare nuove sfide:

Il desiderio di una mobilità sicura, libera dal virus.

La gente ha bisogno di sentirsi al sicuro. Questo significa, per noi che sviluppiamo macchine, che i veicoli devono essere in grado di filtrare l’aria dall’esterno, liberandola dai virus, per dare all’essere umano un senso di sicurezza.

Inoltre servono dei sistemi innovativi per proteggerci dagli incidenti.

Questi aspetti saranno importanti, nel prossimo futuro, e influenzeranno la nostra industria nel lungo termine.

Allo stesso tempo si rafforza il desiderio per sistemi di propulsione sostenibili, che hanno un impatto minimale sul nostro ambiente. Vediamo buone prospettive nella propulsione tramite idrogeno, elettricità o nell’ibrido.»

Photo by Thought Catalog on Unsplash

Tre consigli ai nostri lettori più giovani, quelli che, come me si sono appena laureati in Scienze Politiche e della Comunicazione. Quali sono i passi giusti da compiere per arrivare a ottenere un colloquio di lavoro in un’azienda come Mercedes?

«È una buona domanda. Ci sono 1000 strade. Una possibilità è ovviamente usare i propri contatti. Questo avrà sempre importanza, finché esisteranno gli esseri umani.

Ai miei inizi nel mondo del lavoro non avevo contatti e sono stato fortunato ad aver ottenuto la possibilità di lavorare al NDR.

Un’altra strada potrebbe essere scrivere una mail straordinaria. Per questo si dovrebbero cercare i dati di contatto dei responsabili e inviare loro un messaggio.

Può essere una mail furba o seria, ma mi raccomando di contattare le persone in modo diretto per attirare il loro interesse.

La cosa che non mi piace, invece, è quando ricevo mail standardizzate (anche se con tutti i documenti necessari) da persone che non ho mai conosciuto prima.»

Susanne Vogl
Nata nel 1997 in Germania, vicino Monaco di Baviera. Laurea in Comunicazione e Science Politiche. Dopo un semestre all'estero (presso La Sapienza a Roma), non vuole più vivere in Germania: si è innamorata della vita in Italia. Le piace mangiare gli spaghetti alle vongole, ammirando il tramonto sul mare. Quando non è impegnata nell'imparare la lingua italiana, è schiava della moda e del sushi.

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