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Andrea Colombi di Yamaha: l’emergenza Covid-19? Un’opportunità (anche se faticosa), affrontarla è il nostro dovere per evolverci

La grande onda di Kanagawa (神奈川沖浪裏 Kanagawa oki nami ura, lett. “Sotto un’onda al largo di Kanagawa”) è la sua opera d’arte favorita.

Dal 2015 è Country Manager di Yamaha Italia.

Le sue passioni? Viaggiare, praticare sport, ascoltare la musica e, ovviamente, andare in moto!

Andrea Colombi ci racconta come Yamaha affronta l’emergenza Covid-19 (e non solo).

 

 

Il vostro Piano di Gestione delle Crisi è stato utile nella comunicazione, in questo particolare momento storico? Oppure lo avete dovuto adattare all’emergenza in atto per sviluppare un nuovo modo di comunicare?
«Durante il lockdown abbiamo ovviamente cambiato sensibilmente la comunicazione.

Il tema non poteva essere più il prodotto legato ad offerte, ma abbiamo voluto inizialmente parlare di come Yamaha stava approcciando l’emergenza. In seguito abbiamo dato più spazio a contenuti legati al brand ed ai clienti, come con le interviste ai piloti o i consigli e le spiegazioni tecniche.»

 

Quello del lockdown è un periodo fondamentale per la comunicazione, è essenziale rimanere in contatto con le persone e interagire.

Non si può restare fermi o in silenzio, ma anzi è il momento perfetto per comunicare la rilevanza del brand, nel rispetto degli eventi tragici che stanno colpendo tutto il paese.

 

Quali cambiamenti ci sono stati nella tua giornata lavorativa, da marzo a oggi?
«Tutta Yamaha lavora in homeworking e, chiaramente, le dinamiche di comunicazione con i colleghi sono cambiate sensibilmente.

 

È importante restare comunque in contatto ed avere scambi rispetto a come le persone stanno vivendo il momento.

Tante videoconference, coffee break virtuali con tutto lo staff, ma naturalmente le attività più impegnative riguardano la gestione dell’emergenza che ha impattato in maniera extra-ordinaria su tutte le divisioni: vendite, marketing, service, Hr, finance e così via…»

 

 

Ci sono stati dei cambiamenti anche nella giornata lavorativa dei tuoi colleghi, ovviamente: in che modo Yamaha sostiene i propri impiegati in questo momento di crisi? Quali strumenti avete applicato in azienda per tutelare i dipendenti e far proseguire (ove possibile) le attività produttive?
«La salute delle persone è ovviamente al primo posto, abbiamo dunque utilizzato homeworking prima del lockdown ufficiale.

A seconda dei carichi di lavoro di ognuno, abbiamo definito un calendario settimanale individuale con normali giorni lavorativi e altri giorni per i quali abbiamo chiesto a tutti un “patto sociale”.

In questi giorni, ricorrendo agli ammortizzatori sociali governativi, le persone si impegnano a utilizzare le ferie maturate, in primis, e nel caso in cui queste non bastassero e si dovesse far ricorso alla Cassa integrazione in deroga, l’azienda si impegna, per 9 settimane, a integrare la differenza tra cassa e normale retribuzione mensile.

Le ricerche e sviluppo di Lemo e Motori Minarelli hanno continuato la propria attività rientrando nei codici Ateco, mentre le produzioni sono state sospese.»

 

 

La vendita delle due ruote fino ad oggi è stata fortemente legata alle concessionarie. Pensi che il passaggio completo alle vendite online possa essere possibile?
«Io personalmente non lo vedo possibile nel medio periodo, ai nostri prodotti viene molto spesso associata un’anima e questo è uno dei motivi per cui il contatto personale resta fondamentale.

 

Le persone hanno bisogno di fidarsi (e di rapporti personali) e questo è ancor più accentuato per acquisti legati alla passione.

Se a questo si associa il fatto che, spesso, alla vendita è legato il ritiro dell’usato e il ticket medio, credo che i concessionari abbiano ancora un lungo futuro.

Sicuramente anche il loro modo di stare sul mercato dovrà cambiare e l’essere capaci di stare in contatto con le persone molto prima che queste entrino nelle concessionarie diventerà cruciale, per i brand e per i dealer.»

 

L’esperienza delle persone parte molto prima del contatto fisico e tutta la parte di pre-acquisto sarà sempre più virtuale.

 

Quali “insegnamenti” il tuo settore pensa di poter trarre da questa emergenza?
«Si possono fare varie considerazioni su ciò che sta succedendo…
Le aziende, in particolare i concessionari, si devono strutturare molto meglio nello stato patrimoniale (c’è già un notevole progresso rispetto a 10 anni fa quando bilanci sembravano puri esercizi accademici).

 

È un sistema fragile quello le cui aziende vanno in crisi dopo 4 settimane di lockdown.

Le PMI devono crescere molto in termini di competenze che riguardano questi aspetti.

 

Il settore può avere una grande occasione alla ripresa: le due ruote sono il mezzo più veloce, agile, senza problemi di parcheggio.

E, se vogliamo, anche con il minor impatto ambientale in una situazione in cui i mezzi pubblici non garantiscono la distanza di sicurezza, se non a discapito della portata (persone/h), e se tutti usano un’auto i tempi per gli spostamenti aumentano esponenzialmente.»

 

Nei business plan aziendali si parla sempre di numeri, prospettive, impatti, poi arriva un Virus… E fa tabula rasa di tutti e questi dati e obiettivi sembrano già anacronistici.

In quella che nei prossimi mesi si aprirà a noi come l’epoca Post-Covid19, si potrà ancora parlare di mobilità sostenibile? O sarà piuttosto l’intero processo di mobilità a dover essere ripensato?
«Io penso che ogni azienda debba per forza prender delle contromisure in maniera responsabile, purtroppo quello che era partito come un buon anno diventa invece una stagione in cui limitare i danni.

 

Certo, è importante che tutti si portino a casa qualcosa da questa esperienza per migliorare le proprie aziende ed esser sempre più pronti ad eventuali crisi future.

Per forza di cose la direzione intrapresa verso una mobilità sostenibile continuerà, forse accelererà, mi riferisco alle bici ed in particolare le Ebike, i sistemi di sharing e spero che, come in tantissimi paesi del mondo, anche il nostro settore ritrovi un ruolo centrale.

Sicuramente il sistema paese deve diventare più pronto e competitivo per attrarre investimenti e questo passa anche dalle infrastrutture della mobilità ripensata sia sul lungo raggio sia sulla microviabilità personale, dove le aree metropolitane dovranno essere connesse di più, meglio e con costi minori.»

 

 

Nei mesi precedenti l’arrivo della pandemia, città come Milano potevano favorire servizi come il bike sharing, 100% green con 4.000 bici solo dal Comune di Milano, e il moto sharing, 100% elettrico con almeno 5 service provider diversi. Mentre nei mesi di Marzo e Aprile – e verosimilmente fino all’estate – i cittadini in Europa non potranno muoversi dai primi comuni di residenza.

Sarà necessario pensare ad una nuova, rivoluzionaria user experience?
Sarà l’occasione per raccogliere una sfida che impatterà radicalmente sul prodotto Yamaha?
«Penso che questo periodo offrirà molti spunti ed accelererà alcuni processi in atto, ma non farà cambiare radicalmente la realtà dall’oggi al domani.

Le aziende sono sempre più attente alla user experience e finalmente adattano i processi alle esigenze delle persone.

 

La digitalizzazione e intercettare le persone nella maniera più esaustiva possibile (e prima degli altri) sarà una chiave.

Dal punto di vista del prodotto la linea è già segnata: la prossima sfida vera sarà la connettività tra uomo e macchina e tra macchina e macchina in un sistema per aumentare la sicurezza

 

 

Il progresso è fatto dai sognatori. Sono quelli che scagliano lo sguardo oltre il punto in cui quello degli altri riesce a malapena ad arrivare.
Qualcuno li chiama sognatori. Qualcuno li chiama visionari.

Quali potrebbero essere i nuovi scenari mondiali e le nuove possibilità, secondo la tua “visione”?
«In questo momento è il nostro paese che calamita la mia attenzione, un paese che sta pagando pesantemente gli ultimi 40 anni di folle gestione e che, oggi, non può muoversi liberamente mentre è dipendente dall’Europa a causa della propria instabilità politica, economica e sociale.

 

Un paese che ha tagliato in sanità, istruzione e ricerca è un paese che mette seriamente a rischio il proprio futuro.

Davvero mi augurerei che si mettessero insieme le tantissime eccellenze italiane, le teste pensanti che hanno voglia di fare e vogliono bene all’Italia, e che costoro definissero un piano d’azione per l’Italia, completamente apartitico, all’insegna della responsabilità individuale, della governabilità e di investimenti in infrastrutture per attrarre investimenti.

Un paese che non ha attenzione alle competenze ha già segnato il proprio futuro.»

 

 

Il nuovo linguaggio visivo a cui state lavorando probabilmente sarà molto diverso da quello presentato fino ad oggi. Quali sono gli obiettivi principali di comunicazione per il futuro in Yamaha?
«Stiamo facendo un grande lavoro per i prossimi mesi, riguardo la mobilità.

 

Le due ruote possono essere un’interessante soluzione per la mobilità personale e per questo lanceremo un progetto: #ripartoanolo.

Anche chi ha sempre guardato alle due ruote con diffidenza, potrà, a circa 10-15 euro al giorno, noleggiare uno scooter 125 (da 1 a 5 mesi) ed eventualmente poi riscattarlo vedendosi scalata una parte della spesa del noleggio.»

 

Questo è il nostro modo di andare incontro alle esigenze delle persone il più possibile, offrendo canoni accessibili anche per periodi limitati.

 Photo by Ian Schneider on Unsplash

 

Tre consigli ai nostri lettori più giovani. Quali sono i passi giusti da compiere per arrivare a ottenere un colloquio di lavoro in un’azienda come Yamaha?
«Il mio consiglio è quello di essere affamati di informazioni ed esperienze, elaborarle e far evolvere se stessi e il mondo.

Curiosità, passione ed umiltà sono gli elementi fondamentali, oltre ovviamente alle competenze, per trovare la propria strada, senza mai pensare di essere arrivati.»

 

 

In redazione ci piace lasciar scegliere all’ospite la propria cover.
Qual è la tua opera d’arte preferita e perché?
«Una delle opere che amo è La Grande onda di Kanagawa.

 

Penso che le avversità fanno parte del nostro cammino e sono un’opportunità (anche se faticosa): affrontarle è il nostro dovere per evolverci perché davvero dopo ogni grande sfida ci riscopriamo diversi, più forti e migliori.

In ottica di genere umano, se remiamo insieme senza ego ed egoismi possiamo essere più forti, sicuri, pensando all’esistenza e all’equilibrio perfetto tra il bene individuale e quello collettivo.

La cultura giapponese, seppur estrema rispetto ad alcuni canoni occidentali, è prima portatrice di questi ideali.»

 

 

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Cover: La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai (1830-1831 circa), xilografia in stile ukiyo-e.

 

Andrea Colombi: Milano, 42 anni, laureato in Economia e Commercio a Pavia.

Dopo varie esperienze, in Microsoft, Decathlon e Japan Tobacco, nel 2006 entra in Yamaha come sales analyst, 2008 area manager, 2012 sales manager, 2014 Direttore Commerciale e 2015 Country Manager.

Ama lo sport, il calcio, lo sci, andare in moto, viaggiare, trekking in montagna e diving nei mari caldi. E ama la musica e andare a concerti.

 

Miriam Bendìa
Tra un viaggio e l’altro, vive a Roma. Ha scritto un pugno di libri. Come Philippe Daverio, sostiene che la vita con l'arte talvolta migliora l'arte della vita. Sogna molto, la notte. E ha imparato, al risveglio, a fidarsi delle proprie visioni oniriche.

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