Pablo Larrain, dopo Jackie, film focalizzato sulla figura della vedova di John Fitzgerald Kennedy, ritorna con un altro biopic mostrandoci un ritratto struggente, ma allo stesso tempo delicato e profondo di una donna che, ancora oggi, è una delle più importanti icone femminili della storia: Lady Diana.
In concorso alla settantottesima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Larrain con il suo ultimo film Spencer, ci racconta in due ore un momento particolare della vita di Diana: la preparazione della cena durante la vigilia del Natale del 1999 presso la tenuta della regina Sandringham House nel Norfolk.
La storia è focalizzata su i tre giorni (24,25 e 26 dicembre) che, come da tradizione, vanno trascorsi con tutta la famiglia unita.
Ciò che vediamo ci viene mostrato attraverso lo sguardo della protagonista: uno sguardo sofferente di una donna tradita dal proprio marito e di una principessa infelice.
Diana è una donna fragile, sola, in cerca, invano, di una via d’uscita da quelle mura dorate. Diana si sente inadeguata e prigioniera di un mondo che non sente e non ha mai sentito suo.
Durante la permanenza a Norfolk le viene in mente il suo passato e lo confronta con il suo presente: capisce così che con la Famiglia Reale non esiste per lei nessun futuro ma, che il passato e il presente, in quel luogo, sono una cosa sola che la imprigionano in una serie di regole da seguire.
Regole che distruggono lentamente la protagonista facendola cadere in un abisso fatto di disturbi alimentari, solitudine e auto-lesionismo.
Tutto questo viene presentato senza nessun tipo di effetto speciale o retorica.
Larrain riesce a catturare perfettamente l’essenza e l’animo di Diana attraverso scene di quotidianità e momenti di vita apparentemente insignificanti.
Con Spencer lo spettatore riesce facilmente ad entrare in empatia con la figura di Diana e a percepire ogni suo disagio. riuscendo però solo a stare fermo e impotente di fronte ad una magnifica tragedia.