L’ultima volta che David Fincher è approdato a Venezia per presentare un suo film, era il lontano 1999 con Fight Club.
Dopo ventiquattro anni, Fincher ritorna alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con il suo ultimo lavoro che ha come protagonista Michael Fassbender, The Killer.
Quest’ultimo è l’adattamento cinematografico della graphic novel di Alexis Nolent.
L’intera storia ruota attorno ad unico personaggio: un assassino professionista e un uomo che attende il momento giusto per premere il grilletto, non è importante verso chi perché l’unica cosa che conta è fare il proprio lavoro.
La sua routine è maniacale, priva di qualsiasi emozione ed empatia, ma alla fine anche un killer professionista può sbagliare: ed è proprio ciò che accade nel film.
Il regista con quest’ultima sua opera è molto lontano dai ritmi adrenalinici di Fight Club o Seven e purtroppo ci presenta una narrazione psicologica che non ripaga.
Il racconto non supera mai la sua comfort zone: un personaggio, dal potenziale enorme, non riesce ad esprimersi fino in fondo, non avendo così nessun tipo di evoluzione personale e professionale.
The Killer è un film freddo, affine al suo protagonista, in cui la violenza risulta meccanica: per tutta la durata del lungometraggio si cerca, invano, un qualcosa che possa dare la scossa a tutto, risollevando così la sensazione di vuoto che pervade.
Fincher avrebbe potuto realizzare un film godibilissimo sulla violenza con la sua ironia, proponendo un ritratto su chi non teme la morte e perché, ma purtroppo non è successo.