Ricordate una volta in cui siete stati veramente entusiasti di entrare in quella sala buia, che odora di pop corn e che però vi permette di viaggiare in mondi sperduti, in storie incredibili anche se reali?
Forse siete stati così frementi di entrare in sala cinematografica solo da bambini. Quando il cinema era un’occasione speciale che accadeva solo dopo aver pregato senza sosta i vostri genitori.
Eppure la magia di quella sala, nonostante le teste di individui alti che vi ostruiscono la vista, nonostante i commentatori di ogni scena, nonostante i ritardati e le poltrone scomodissime, non scompare mai. Nemmeno quando si cresce.
One Second è il nuovo film di Zhang Yimou, cineasta cinese ormai considerato uno dei pilastri della cosiddetta “quinta generazione”.
In questo suo ultimo lavoro, per un soffio sfuggito al Festival di Berlino, il cinema è il protagonista assoluto e la sala cinematografica la sua co-protagonista.
Tutto inizia con un uomo che, sfuggito dai lavori forzati, fa di tutto per vedere un cinegiornale che sarebbe stato trasmesso al cinema prima del film. Ma per riuscire a vedere quel cinegiornale dovrà vedersela con una ragazzina orfana che invece fa di tutto per rubare esattamente quella bobina.
Il motivo? Deve costruire un lampada per il fratellino che, per studiare ha preso in prestito la lampada di un altro bambino, rompendola. Una lampada speciale, fatta proprio con la pellicola cinematografica perché in quell’epoca andavano di moda.
L’epoca è quella della Rivoluzione culturale cinese e l’anno preciso è il 1975. Il nostro protagonista riesce ad arrivare al cinema, ma proprio il cinegiornale 22 è stato danneggiato nel trasporto. Il protagonista è devastato ma ancora non si capisce perché aveva fatto di tutto, persino scappare di prigione, proprio per vedere quel determinato cinegiornale.
Solo quando Mr. Film, il proiezionista che lavora da anni per portare il cinema alle persone, dice che quella sera non sarebbe stato proiettato nulla, il nostro protagonista disperato si fa avanti.
In quel cinegiornale c’è sua figlia. Qualcuno che lo ha visto gli ha scritto di sua figlia e lui ha colto la prima occasione buona per scappare dalla prigione e vederla. La sua bambina che ormai non vedeva da anni.
Spinto dalle preghiere del protagonista e dalla folla di gente che avrebbe fatto di tutto per vedere il film, Mr. Film si adopera per pulire e asciugare la pellicola.
Inizia così un lavoro di forze unite. Tutti i cittadini fanno la loro parte per poter finalmente vedere il film. Un film che, tra l’altro, hanno tutti visto e rivisto. Adulti, bambini e anziani e nonostante ciò continuano a gremire la sala.
Una sala improvvisata, fatta di quattro mura, un lenzuolo come schermo e sedie, panche, qualsiasi cosa si trovi per strada per sedersi.
Perché il cinema in fondo è questo. È unione, è improvvisazione, è voglia di emozionarsi e sorprendersi ancora, anche dopo aver visto la stessa cosa centinaia di volte.
Vedere una sala così piena, di persone sedute davanti, dietro lo schermo e ai lati ci fa pensare veramente a quanto un luogo così semplice possa unire così tante persone.
E quello che succede in sala di proiezione è una vera magia. Quando finalmente dopo la fine del film, viene proiettato il cinegiornale che tutte quelle persone avevano in qualche modo “ricostruito”. Oppure quando il protagonista vede sua figlia per quel solo ed unico secondo, un secondo preziosissimo che vorrà vedere a ripetizione per tutta la notte.
Quando Mr. Film mette in loop quella scena solo per lui, con una tecnica che solo lui è in grado di fare. Tutti questi piccoli momenti lasciano una sensazione di calore, molto simile alla speranza e al ricordo di quell’amore per il cinema che avevamo giurato sarebbe stato per sempre.
Oltre alla dichiarazione d’amore per il cinema, Zimou ci mostra anche il ritratto di due personaggi in difficoltà, che prima si scontrano e poi si aiutano. Un padre che non vede la figlia da anni e una bambina senza genitori, che ricorre ad ogni mezzo per sostenere sé stessa e il fratello più piccolo. Una coppia che si rincorre continuamente, prima per acciuffarsi poi per ritrovarsi.
Con fatica, il film di Zimou è riuscito ad arrivare al pubblico in sala. Dopo essere stato “riadattato” a causa della censura cinese (probabilmente per questo motivo è stato ritirato all’ultimo momento dal Festival di Berlino), One Second è stato presentato alla 16° Festa del cinema di Roma. Il primo Festival di cinema italiano dove le sale hanno potuto di nuovo ospitare il 100% di capienza del pubblico.
Forse è stato un piccolo segno. Vedere quella sala organizzata alla meglio, ma piena fino all’orlo nel film, per poi guardarsi attorno, durante questa Festa, e vedere che effettivamente la sala è ancora qui. Perché le persone sono ancora qui, pronte a prenotare il proprio posto e dichiarare ancora una volta il proprio amore verso il cinema.