Non ricordo nei minimi dettagli la mia prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia, sette anni fa.
Ricordo di esserci rimasta solo per tre giorni, di non aver comprato nessun accredito, di essere venuta completamente sola e di essere, però, ritornata con una piccola valigia con dentro qualche esperienza da poter riutilizzare.
Negli anni successivi, quella valigia si è pian piano riempita sempre di più e ora, è difficile farla entrare nel piccolo bungalow dove alloggio al Lido.
Ma, al di là delle misure della valigia, le esperienze racchiuse lì dentro mi hanno reso una, modestamente, buona guida per chi arriva alla Mostra per la sua prima volta.
Quest’anno un’amica che non aveva mai messo piede a Venezia (viene dalla Macedonia) è voluta venire per incontrare il suo idolo, Cate Blanchett. Ma destreggiarsi tra vaporetti, calli, lidi e non lidi, alberghi delle star, red carpet e sale non è affatto facile come sembra.
La prima cosa che le ho detto è che, quando arrivi alla Mostra, sembra di entrare in un villaggio fuori dal mondo, in una bolla fatta apposta solo per quella situazione e per quelle persone che vogliono godersela al massimo.
Certo, tante persone vengono qui per lavoro, ma per quanto possa essere stressante lavorare, c’è un certo fascino innegabile.
Il fascino di camminare in mezzo a persone che sono lì come te a vedere film, tante volte un po’ strampalati, di vedere l’eccitazione di chi urla per qualche star o di condividere una chiacchiera con uno sconosciuto al bar sul film visto quella mattina.
Il piccolo “villaggio globale” (in questo caso, villaggio in carne ed ossa e non quello mediale di McLuhan) che è la Biennale Cinema ti accoglie con palazzi maestosi, in rosso e bianco, con file un po’ dappertutto, con il bip della validazione del biglietto, con persone che corrono da una parte all’altra.
Un’altra amica mi ha detto di sentirsi in colpa perché ad un film si era addormentata. Le ho detto di stare tranquilla e che, probabilmente, la metà dei film che si è prenotata non li vedrà.
Un po’ perché in sala ci si addormenta (se ti svegli alle sei del mattino per arrivare alla prima proiezione delle otto, ma anche se hai appena pranzato e il film è alle due del pomeriggio in una sala comoda), un po’ perché, magari, hai beccato un film che trovi noioso, un po’ perché, poco prima di entrare in sala ci ripensi e preferisci fare una seconda colazione o uno spuntino al bar con gli amici che hai ritrovato (un anno dopo) o che hai appena conosciuto.
Dopo due anni di pandemia, quest’anno la Mostra ha anche riaperto i battenti del red carpet.
Ovviamente, per motivi di sicurezza negli ultimi due anni si sono evitati gli assembramenti tipici del carpet (anche se, quelli ci sono stati lo stesso perché certi film e attori non potevano non attirare tutte quelle persone). Ma quest’anno quell’emozione dell’attesa, del primo sguardo alla star che stai aspettando da tutto il giorno, quando finalmente arriva vicino a te e puoi vederle i dettagli dell’outfit, rimane unica.
E poi, ad aspettare si fanno amicizie che, molto spesso, rimangono. Quelle amicizie nate da una passione in comune, che anche se non vengono nutrite durante l’anno, ritornano con tutta la forza della prima volta, l’anno dopo.
La Mostra del cinema unisce le persone. Ma perché il cinema, in primis, lo fa. La Mostra rappresenta solo un appuntamento preciso, che hai bisogno di organizzare.
Cosa metto quest’anno in valigia? Pioverà o non pioverà? Ho il tempo di pranzare o devo subito scappare in sala?
Per dieci giorni, i problemi della vita diventano più semplici, più basilari. Se qualcuno “dal mondo esterno” ti scrive mentre sei alla Mostra, diventa pesante rispondere. «Ma perché mi scrive, sono alla Mostra, non lo sa?».
E poi quegli amici che ti chiedono recensioni in anteprima di film che vorrebbero vedere, quando usciranno tra qualche mese. «Lascia stare», «stupendo, devi vederlo assolutamente», «meh, non mi ha proprio convinto, ma potrebbe piacerti». Risposte non troppo articolate che però aiutano a capire in quattro e quattr’otto quali film cancellare dalla lista dei desideri e quali, invece, aggiungere.
E ci saranno anche disguidi, inconvenienti, delusioni, ma ogni cosa sembra essere dimenticata non appena mangi un po’ della pasta fredda del “Leone d’oro”.

Dunque, per chi volesse venire a provare l’ebbrezza del vedere dai tre ai cinque film al giorno, con cinque ore di sonno, ecco alcuni consigli utili per sopravvivere:
- portarsi sempre uno spuntino
- portarsi un ombrello anche se non piove per occupare un posto sul red carpet
- non sentirsi in colpa se ci si addormenta in sala
- vestirsi “a cipolla”
- portarsi una sciarpa per combattere il gelo antartico delle sale
- fare amicizia sul red carpet (soprattutto con persone che sembrano pronte a raccontarti tanti aneddoti, loro sono i veterani)
- farsi un abbonamento mezzi
- essere pronti a demolire un film anche se nel cast c’è il vostro attore preferito o è stato girato dal vostro regista preferito
- prepararsi a perdere le corde vocali per urlare sul red carpet (anche un po’ di dignità)
- sempre e comunque, godersi l’esperienza
Non vi spiegherò tutte le questioni pratiche e burocratiche per avere un accredito alla mostra, per prenotare i posti in sala etc (a quello ci pensa l’ufficio stampa della biennale; biennale, se vuoi, posso dare una mano). Ma per ogni “guida alla sopravvivenza vera” alla Mostra, basta solo chiedere!