Affinché un vaccino sia veramente efficace, deve potenziare il sistema immunitario, stimolando la produzione di anticorpi che proteggono contro future infezioni. Ma l’efficacia da sola non basta; un vaccino deve anche garantire sicurezza. Questo significa che deve essere ben tollerato dalla grande maggioranza delle persone, con effetti collaterali minimi e gestibili.
Un nuovo vaccino contro l’HIV
Un nuovo vaccino contro l’HIV sta affrontando le sfide delle sperimentazioni cliniche con risultati misti: promettenti in alcune aree, ma ancora incerte in altre. Ma perché è così complicato sviluppare un vaccino efficace contro questo virus?
Per rispondere a questa domanda, è utile comprendere meglio il virus stesso. L’HIV è un’infezione a RNA responsabile di una condizione cronica e potenzialmente letale chiamata sindrome da immunodeficienza acquisita, o AIDS. Negli esseri umani, il virus agisce infettando e distruggendo un tipo di globulo bianco chiamato cellula T helper (o linfocita T). Ciò interferisce con il sistema immunitario di una persona, riducendone la capacità di combattere le infezioni e aumentando il rischio di sviluppare il cancro. Inoltre, la distruzione di questi linfociti può influenzare direttamente il corpo causando gonfiore e danni ai tessuti.
Nonostante la sua fragilità – l’HIV è facilmente distrutto dall’ossigeno e dalla luce solare – la sua trasmissione avviene principalmente attraverso fluidi corporei in contatto diretto, come durante rapporti sessuali non protetti o tramite strumenti medici contaminati. Inoltre, il virus muta rapidamente, creando una varietà di ceppi che il sistema immunitario fatica a riconoscere e combattere. Esistono due principali varianti: l’HIV-1, che causa la maggior parte dei casi a livello globale, e l’HIV-2, più comune in Africa occidentale.
Grazie ai progressi nei trattamenti, la mortalità è in calo, ma la battaglia continua. Ecco perché ogni nuovo candidato vaccino, come quello in fase di sperimentazione, rappresenta una speranza concreta nella lotta contro questa malattia devastante.
Il ruolo dei bNAbs nella difesa contro l’HIV
Uno dei progressi più significativi nella ricerca sull’HIV è stato la scoperta degli anticorpi ampiamente neutralizzanti (bNAbs), all’inizio degli anni ’90, al culmine dell’epidemia di HIV/AIDS, in alcune persone affette da HIV.
A differenza degli anticorpi comuni, i bNAbs hanno un ampio spettro di azione contro diverse varianti del virus, il che è fondamentale dato l’elevato tasso di mutazione dell’HIV. Sebbene si sviluppino naturalmente in alcune persone dopo anni di infezione, il virus riesce spesso a mutare per sfuggire alla loro azione.
Nonostante quasi quattro decenni di ricerca, creare un vaccino in grado di generare bNAbs nell’uomo, o addirittura un vaccino contro l’HIV, rimane una sfida significativa. Gli studi mostrano che solo il 10-25% delle persone infette sviluppa spontaneamente questi anticorpi, e spesso solo dopo anni.
La ricerca attuale si concentra sullo sviluppo di vaccini e terapie capaci di indurre la produzione di bNAbs prima che si verifichi l’infezione.
Un nuovo candidato vaccino contro l’HIV
Di recente, un nuovo candidato vaccino contro l’HIV ha mostrato risultati promettenti nelle fasi iniziali delle sperimentazioni cliniche. Questo vaccino sperimentale è stato capace di indurre la produzione di bNAbs in un piccolo gruppo di partecipanti allo studio dopo solo due dosi. Secondo Wilton Williams, immunologo del Duke Human Vaccine Institute (DHVI), «è stato molto emozionante vedere che, con questa molecola di vaccino, siamo riusciti a far emergere anticorpi neutralizzanti nel giro di poche settimane». Il design di questo vaccino si concentra su una parte stabile dell’involucro esterno dell’HIV-1, il ceppo più comune e virulento del virus, che non muta facilmente, rendendolo un bersaglio ideale per l’immunizzazione.
Nonostante questi progressi incoraggianti, il percorso verso un vaccino sicuro ed efficace non è privo di sfide. La sperimentazione clinica di fase I, iniziata nel 2019, ha arruolato 24 partecipanti sani, 4 dei quali hanno ricevuto un placebo. Ma la sperimentazione è stata interrotta dopo che una persona ha avuto una grave reazione allergica (dopo la terza dose) a un componente del vaccino, il polietilenglicole (PEG), un polietere sintetico preparato per polimerizzazione dell’ossido di etilene che è stato utilizzato per stabilizzare la formulazione.
Prima che la sperimentazione venisse interrotta, 5 persone avevano ricevuto tre delle quattro dosi previste, mentre altre 15 persone ne avevano ricevute solo due. Da allora il vaccino è stato riformulato senza PEG.
«Questo lavoro rappresenta un importante passo avanti in quanto dimostra la fattibilità di indurre anticorpi con immunizzazioni che neutralizzano i ceppi più difficili dell’HIV», afferma l’immunologo del DHVI Barton Haynes. «I nostri prossimi passi sono indurre anticorpi neutralizzanti più potenti contro altri siti dell’HIV per impedire la fuga del virus. Non ci siamo ancora arrivati, ma la strada da seguire è ora molto più chiara».
È certamente positivo avere delle opzioni, anche se solo nelle prime fasi di sviluppo. Altre promettenti strategie per sviluppare vaccini efficaci contro diversi ceppi di HIV hanno fallito negli studi clinici in fase avanzata, fungendo da “duro promemoria” delle sfide nello sviluppo di un vaccino contro l’HIV. Tuttavia, altri trattamenti stanno avendo successo mentre i potenziali vaccini vacillano.
Nel dicembre 2023, uno studio epocale ha dimostrato che la terapia preventiva riduceva le possibilità delle persone di contrarre l’HIV dell’86% se usata in modo coerente.
Il potenziale dell’MPER come bersaglio vaccinale
Un recente studio ha svelato risultati entusiasmanti per un nuovo vaccino contro l’HIV, focalizzato su una regione chiave del virus, l’MPER (Membrane Proximal External Region), situata nella proteina gp41 dell’HIV-1.
Ma cosa rende questa scoperta così rilevante? Gli anticorpi MPER-reattivi indotti dal vaccino non solo riconoscono e si legano all’MPER, ma hanno anche mostrato una straordinaria capacità di neutralizzare diversi ceppi del virus. Questo è possibile grazie alla loro evoluzione da precursori ad anticorpi ampiamente neutralizzanti (BnaB), un processo essenziale per combattere l’ampia varietà di varianti dell’HIV.
Un altro elemento affascinante della ricerca è il fatto che alcune mutazioni selezionate durante la vaccinazione hanno migliorato l’affinità degli anticorpi per il virus, potenziandone ulteriormente l’efficacia. Inoltre, è stato dimostrato che il vaccino può avviare rapidamente la produzione di anticorpi efficaci dopo solo due cicli di immunizzazione. Questo suggerisce che, se approvato, potrebbe fornire una protezione rapida e robusta contro l’HIV e potrebbe avvicinarci a una soluzione concreta e duratura per una delle sfide più ardue della medicina moderna.
Anche se la strada è ancora lunga, questi progressi ci incoraggiano a guardare avanti con fiducia e determinazione!