Il 26 marzo 1827, moriva a 56 anni nella città di Vienna uno dei più importanti compositori della storia della musica classica, Ludwig van Beethoven. Le ragioni della sua morte sono state a lungo dibattute e mai del tutto chiarite. Ma oggi, grazie ai progressi della genetica, siamo forse arrivati a una svolta. Uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology, guidato dal Max Planck Institute e dall’Università di Cambridge, ha potuto far luce sulla morte di Beethoven, analizzando 5 ciocche di capelli del compositore.
Beethoven e i problemi al fegato
Il celebre compositore tedesco è stato afflitto da problemi di salute per la maggior parte della sua vita, tra cui la ben nota progressiva perdita dell’udito, che lasciò il compositore completamente sordo all’età di 45 anni. Ora, questo nuovo studio, grazie all’analisi delle ciocche di capelli tramandate nella famiglia e raccolte dai collezionisti, mostra che Beethoven era anche portatore di diversi fattori di rischio genetici per le malattie del fegato.
Ipotesi confermata anche dagli storici, in quanto Beethoven avrebbe sperimentato un ingiallimento della pelle nell’estate del 1821, tipico delle malattie epatiche.
La morte del compositore, un vero enigma scientifico
È facilmente intuibile che capire cosa afflisse un uomo vissuto quasi due secoli fa non è un compito facile. I ricercatori, fino ad ora, hanno dovuto fare affidamento sugli appunti delle due autopsie del compositore, eseguite dopo la sua esumazione nel 1863 e nel 1888, e su altri documenti storici.
Il primo passo è stato reperire del materiale per l’estrazione del DNA che fosse realmente attribuibile al compositore. Fortunatamente, erano sopravvissute circa 30 ciocche di capelli attribuite a Beethoven, in possesso di collezionisti e discendenti di persone che per prime ricevettero i capelli nel XIX secolo.
In realtà, anche dopo questi rinvenimenti, il lavoro non è stato semplice. Infatti, una ciocca non ha fornito abbastanza DNA per l’analisi e altre due non appartenevano al compositore tedesco ma a una donna e a un uomo di etnia differente.
Per fortuna, cinque ciocche provenienti da varie fonti sono risultate appartenere chiaramente a un unico individuo con ascendenza centroeuropea. La naturale degradazione del DNA avvenuta nel tempo in queste ciocche era anche compatibile con capelli risalenti all’inizio del XIX secolo. Queste caratteristiche comuni, insieme alle annotazioni di chi ha posseduto queste ciocche di capelli nel corso dei secoli, hanno reso i ricercatori estremamente fiduciosi che si tratti proprio di capelli di Beethoven.
Il mistero svelato
I ricercatori hanno, quindi, potuto utilizzare il DNA estratto dai capelli per ricostruire il genoma del compositore. L’analisi genetica ha permesso di rivelare la presenza di diversi fattori di rischio per le malattie del fegato, inclusa una variante del gene PNPLA3 (un gene correlato allo sviluppo del fegato grasso), che avrebbe triplicato il rischio del compositore di sviluppare problemi al fegato durante la sua vita.
Inoltre, gli scienziati hanno anche trovato tracce del virus dell’epatite B, che danneggia il fegato. Questi fattori di rischio potrebbero essere stati ulteriormente aggravati dal consumo regolare di alcol.
Una svolta inaspettata
Ma questa indagine affascinante non si conclude qui. Infatti, l’analisi del DNA dei 5 campioni di capelli e quella dei discendenti viventi del compositore avrebbero anche rivelato una possibile relazione extraconiugale nell’albero genealogico di Beethoven. Infatti, il cromosoma Y dei cinque campioni di capelli non corrisponde a quello di cinque uomini che condividono un antenato del XIV secolo con Beethoven (il compositore non ha mai avuto figli riconosciuti.)
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