Il primo materiale di sintesi prodotto sul nostro pianeta, forse non è stata un’invenzione della nostra specie, ma dei nostri vicini cugini, i Neanderthal, circa 200 mila anni fa.
Uno studio recente dell’Università di Tubinga e del Museo Statale della Preistoria in Germania, insieme all’Università di Strasburgo in Francia, pubblicato su Archaeological and Anthropological Sciences, ha analizzato manufatti di catrame di betulla realizzati dai Neanderthal, nostri “cugini” prossimi estinti, concludendo che il processo di estrazione e produzione potrebbe non essere casuale.
Il catrame di betulla
Il catrame di betulla è una sostanza scura e appiccicosa utilizzata fin dall’antichità per le sue proprietà adesive, idrorepellenti e persino antimicrobiche. I primi esseri umani che abitavano l’Europa lo utilizzavano come colla per legare le diverse parti dei loro utensili.
Entrambe le ipotesi sono infatti plausibili: il catrame, frutto di un risultato fortuito, si può raschiare dalle rocce su cui la betulla ha preso fuoco, oppure può essere ottenuto con un vero e proprio processo produttivo, attraverso un forno realizzato nel terreno. Ma questa ultima possibilità indicherebbe che Neanderthal ha anticipato la nostra specie di diverse migliaia di anni.
Il catrame di betulla: la prova della tecnologia avanzata, della pianificazione e della capacità culturale dei Neanderthal
Anche se può sembrare una questione di poca importanza, l’estrazione intenzionale di sostanze utili da materie prime è considerata un’attività che distingue l’intelligenza umana da quella di altre specie.
L’analisi chimica dei manufatti suggerisce, infatti, che sono stati privati di ossigeno durante il processo di formazione. Questo basso contenuto di ossigeno potrebbe essere ottenuto in diversi modi, quindi i ricercatori hanno testato vari metodi.
Due di questi metodi coinvolgevano la combustione della corteccia di betulla in superficie, mentre gli altri tre implicavano un forno sotterraneo.
La combustione in superficie permetteva al catrame di condensare sulla parte superiore delle pietre all’aria aperta o su una struttura a forma di cupola fatta di bastoni. I metodi sotterranei consistevano nel seppellire la corteccia di betulla arrotolata sotto il fuoco.
Quindi si può affermare che il catrame di betulla rinvenuto nel sito non era il risultato casuale di processi accidentali, ma il frutto di una complessa tecnica che richiede una pianificazione attenta e precisa. Infatti, una volta sotterrato il materiale, la combustione è difficilmente monitorabile.
Se l’uomo di Neanderthal produceva davvero il catrame già 200.000 anni fa, questo anticipa l’invenzione di questo materiale di 100.000 rispetto a Homo sapiens.
Questo dimostra quindi come i nostri “cugini” avessero l’abilità di inventare e perfezionare una tecnica di trasformazione e non solo di usare il fuoco come mezzo per riscaldarsi o cuocere i cibi.
Una prova ulteriore che si aggiunge ai molteplici studi che negli ultimi 15-20 anni hanno smentito l’immagine di “bruto” e stupido di Homo neanderthalensis che molti di noi hanno imparato a scuola. Neanderthal era una specie intelligente, con una società complessa e, da quel che si evince da questo studio, anche una tecnologia che andava oltre alle produzioni litiche.