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La domanda di oggi:
che senso ha andare a scuola quando posso imparare tutto online?
Risposta di Claudia Boscolo, saggista e insegnante.
Domanda molto interessante, che mi pongo io stessa ogni giorno, quando ho davanti classi di minimo venti alunni che verificano online qualsiasi cosa io dica.
Da totale accelerazionista la mia risposta è la seguente: non ha nessun senso.
Sono la prima che vorrebbe che i robot sostituissero interamente il lavoro umano, perché il lavoro è schiavitù — sempre.
Se ami quello che fai non si chiama più lavoro, si chiama desiderio, piacere.
Se ti alzi ogni mattina alle 6 sperando che la giornata passi in fretta, si chiama schiavitù e quel lavoro è meglio che lo faccia un robot e che gli umani facciano altro.
Sarebbe ora che venissero sviluppate app adeguate a sostituire noi docenti, e che noi ce ne potessimo stare a casa a leggere, scrivere, a dedicarci all’otium letterario. Invece ci tocca andare a scuola ben sapendo che i nostri alunni si pongono esattamente questa domanda.
Da umanista penso invece che formi di più un’ora trascorsa a parlare con un essere umano di qualsiasi cosa, di quanto possa formare il rapporto con siti e app.
La conoscenza non si acquisisce solo imparando a memoria nozioni, ma partecipando a discussioni guidate, facendo lavori in gruppo, assumendo la guida di una classe e spiegando un argomento. Insomma, è attraverso l’esperienza che si costruisce il sapere.
L’illusione di poter imparare online quello che serve nella vita è molto accattivante, ma è smentita dal fatto che ciò che rimane della scuola non sono le nozioni, ma un metodo solido che una volta acquisito può essere applicato a qualsiasi cosa.
Il metodo è l’eredità che ti lascia un buon insegnante, in carne e ossa, intervenendo ogni giorno sul modo in cui acquisisci le informazioni e non sulle informazioni stesse.
Detto ciò, non sono contraria alle classi virtuali, all’e-learning e alle app. Solo penso che la conoscenza senza l’interazione reale rimanga lettera morta.