Nel corso degli anni LinkedIn ha modificato il proprio algoritmo in base all’evoluzione della piattaforma.
L’algoritmo segue logiche che premiano gli utenti in grado di creare contenuti di qualità e coerenti con il proprio settore di riferimento.
Quindi per ottenere il massimo dall’algoritmo di LinkedIn bisogna lavorare sulla qualità e sulla pertinenza dei contenuti che produci rispetto al pubblico a cui sono destinati.
Il nostro feed (la bacheca/home) è movimentato dai contenuti dei nostri contatti di primo grado, ma non da tutti!
Vengono infatti mostrati solo i contenuti che l’algoritmo ritiene interessanti per l’utente.
Quando pubblichiamo un contenuto l’algoritmo gli attribuisce un ranking (ossia un punteggio) per stabilire quanta visibilità dare a quel contenuto.
Questo punteggio andrà a considerare innanzitutto la reputazione dell’account.
LinkedIn rileva se crei un profilo coerente e lo mette in relazione al tipo di contenuti che pubblichi su te stesso. Se si tende all’autoreferenzialità, raccontando solo di sé e dei propri successi, la reputazione cala.
Quindi è molto importante condividere sì dei contenuti che riguardano la tua professione ma che abbiano eco tra i professionisti del tuo settore, per questo motivo la coerenza rispetto al proprio settore di appartenenza diventa fondamentale.
Il ranking dell’algoritmo andrà poi a considerare anche l’interazione con gli utenti.
Maggiori sono i commenti, le risposte date, le chat private, maggiore sarà l’evidenza data al tuo post.
L’algoritmo di LinkedIn dà maggior credito a chi crea vere e proprie connessioni e interagisce con la community attraverso i post, i commenti e i messaggi privati.
Il ranking dell’algoritmo andrà inoltre a considerare anche la qualità dei contenuti.
Avere una rete enorme di collegamenti non è sufficiente per rimanere a lungo nel feed. Sebbene la popolarità abbia un peso, l’algoritmo dà comunque più visibilità a chi crea contenuti interessanti e rilevanti per il pubblico di appartenenza.
Come funziona l’algoritmo di LinkedIn?
Innanzitutto valuta se il contenuto da te pubblicato sia spam, di bassa qualità e idoneo a stare sui social.
Se il tuo post viene valutato come idoneo, l’algoritmo inizia la misurazione dell’impatto che esso ha sugli altri utenti.
In questa prima fase il contenuto viene mostrato ad una nicchia di utenti che funziona da campione: il sistema misurerà quanti utenti raggiunge, quali di essi interagiscono, quanto tempo vi dedicano, quanti reagiscono, quanti segnalano e quanti nascondono il tuo post.
A questo punto l’intelligenza artificiale si coordina con l’essere umano. I revisori di LinkedIn possono intervenire sia quando un post viene segnalato molte volte (in questo caso penalizzandolo) sia quando il post risulta pertinente. Se il post raggiunge degli ottimi risultati sarà analizzato più a fondo, per valutare se continuare a mostrarlo. Ecco perché anche dei post pubblicati diversi giorni prima continuano ad apparire nei feed degli utenti (insieme ai contenuti più recenti).
Come vengono pesati i vari tipi di interazione con il tuo post?
Partiamo da reazioni e commenti: pur essendo entrambi utili, l’algoritmo valorizza l’interazione diretta quindi i commenti avranno maggior peso rispetto alla semplice interazione.
Lo scambio di opinioni sotto un post resta ancora il metodo più efficace per far prendere velocità alla diffusione del post.
Riguardo alle condivisioni, sono utili ma influiscono meno dei commenti.
LinkedIn premia sempre l’interazione diretta che genera familiarità e networking attivo.
L’algoritmo valuta anche il Dwell Time (il tempo di permanenza): maggiore è il tempo che gli utenti trascorrono su un determinato contenuto, più quel contenuto contribuirà a costruire il nostro punteggio di rilevanza e autorevolezza.
In pratica LinkedIn premia tutti quei comportamenti che promuovono gli scambi, i messaggi, la creazione di legami professionali e di fiducia tra gli utenti.
A conferma di ciò, a differenza di quello che accade su altri social, esiste una redazione fatta di persone che, a un certo punto, decide se uno specifico contenuto può continuare o meno a circolare tra gli utenti.
Quindi qui non abbiamo una platea che anela al contenuto dell’influencer ma abbiamo piuttosto uno scambio tra pari, in un’ottica di condivisione di valore.
Se vuoi scoprire gli altri segreti e i “trucchi del mestiere” di LinkedIn, leggi l’ebook di Danila Saba o iscriviti al suo prossimo corso on line.