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Venezia81: “El Jockey (Kill the Jockey)” di Luis Ortega

Remo Manfredini è un fantino leggendario, ma il suo comportamento autodistruttivo sta cominciando a metterne in ombra il talento e a mettere a repentaglio la relazione con Abril, la fidanzata.

Il giorno della gara più importante della sua carriera, che lo libererà dai debiti col suo boss mafioso Sirena, ha un grave incidente, scompare dall’ospedale e vaga per le strade di Buenos Aires. Libero dalla propria identità, inizia a scoprire il suo vero io. Ma Sirena è determinato a stanarlo. Vivo o morto.

Lo scontro tra il mondo interiore e quello esteriore è il campo di battaglia su cui si svolge il film.

Tanto più intenso il mondo interiore del personaggio, quanto più violento lo scontro con l’esterno.
In cerca della salvezza, il fantino cambierà più volte identità, cercando di raggiungere la libertà grazie all’una o all’altra. Ma sono tutte identità tormentate.

Per essere liberi dobbiamo uccidere uno per uno tutti i nostri personaggi, anche se poi tutto ricomincia da capo.

Luis Ortega: «Ci si sente unici e speciali convinti che la nostra sia l’avventura di un individuo, mentre in realtà è un’avventura collettiva. E finché l’umanità stessa non sarà libera, torneremo sempre in vita per sottoporci a quel processo. Abitati da fantasmi.
Un giorno ci svegliamo e siamo un uomo. Un altro giorno ci svegliamo e siamo una donna. Un altro giorno, un bambino. In nessun caso abbiamo la minima idea di cosa stia succedendo. Né abbiamo accesso alle forze che si nascondono dietro l’esistenza. Il mondo sembra essere organizzato per impedirci di saperlo. Ma la vera sfida per il nostro protagonista è non impazzire.
Nel 2015 Jack London pubblicò Il vagabondo delle stelle, in cui il narratore è sottoposto a torture fisiche così intense da subire un’anamnesi: la perdita della dimenticanza. Riesce a ricordare tutte le sue vite passate. Dopo le torture viene condannato a morte, ma nessuno può soffocare la sua immortalità.

Quel libro, la mia stessa paternità e un incontro casuale con un vagabondo hanno dato vita alle idee principali di questo film.»

Corse di cavalli, mafia, autodistruzione e scoperta della propria reale identità: è lo strano frullato di El Jockey, la commedia grottesca diretta da Luis Ortega, una delle voci più originali del cinema argentino, illuminata dalle atmosfere sospese di Timo Salminen, lo storico direttore della fotografia di Aki Kaurismäki, da Delitto e Castigo del 1983 all’ultimo Foglie al Vento.

In Concorso, con Nahuel Pérez Biscayart, Úrsula Corberó, Daniel Giménez Cacho, Mariana Di Girolamo, Daniel Fanego, Osmar Núñez, Luis Ziembrowski.

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