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La domanda di oggi:
perché l’arte è così soggettiva?
Risposta di Federico Grassilli, Progettista Grafico.

Beh, dipende molto da cosa si intende davvero con “soggettiva”; di fatto per molti versi non lo è.
Nel campo delle arti visive si parla di linguaggi. Un enunciato implica sempre un enunciatore, un messaggio e un enunciatario. L’opera quindi presuppone che qualcuno la legga e ne tragga dei significati e questo prevede una codifica specifica del messaggio, sia per quanto riguarda l’artefatto in sé sia l’intenzione e il contesto che ne fanno da supporto interpretativo.
Questo significa che ogni forma, ogni direzionalità, ogni colore, ogni elemento iconografico e figurativo sono controllati sia nella loro determinatezza che nella loro casualità.
È quindi possibile leggere questi elementi e ricavarne significati più o meno precisi, che spaziano da effetti di senso specifici a impressioni e suggestioni emozionali.
Ogni opera quindi ha un valore intrinseco che sta proprio in questa relazione che si determina con il lettore e nel modo in cui questa relazione si sviluppa.
Se la domanda fa riferimento all’eterno dubbio “cosa è arte?” si può dire che la soggettività della risposta sta nel concetto di arte stesso.
Tecnicamente, ogni opera può definirsi d’arte quando è oggetto di espressione dell’artista ma, allo stesso tempo, l’arte contiene in sé tutti i campi dell’attività creativa umana che abbia come elementi chiave la tecnica e il processo.
Credo che sarebbe corretto distinguere queste e altre differenti concezioni che il termine Arte comporta, consapevoli della diversa accezione del termine relativa al suo contesto di utilizzo.