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Lo scintillante confine dell’oscurità: le prime immagini di Euclid

Il 7 novembre sono state rivelate al mondo le primissime immagini a colori del cosmo create dalla missione spaziale Euclid, lanciata a luglio e di cui vi ho già parlato in un altro articolo. È la prima volta che un telescopio spaziale è in grado di creare delle immagini astronomiche così dettagliate di una porzione di cielo così grande.

L’abilità di Euclid di guardare tanto lontano nella storia dell’Universo, e il modo in cui queste immagini sono state realizzate, dimostra tutto il potenziale del telescopio, che tra i vari obiettivi ha quello di creare la più grande mappa 3D dell’Universo, per scoprirne i segreti più nascosti.

Euclid ha il difficile compito di indagare il modo in cui la materia oscura e l’energia oscura hanno modellato il nostro Universo così come lo vediamo oggi. Poiché stiamo parlando letteralmente di “Universo oscuro”, l’unica cosa che possiamo rilevare è l’effetto che tutto ciò ha sull’Universo visibile, ed è per questo motivo che Euclid passerà i prossimi sei anni ad osservare tutto ciò che lo circonda, fino ai confini più distanti e oscuri del cosmo.

Ciò che rende speciale la visione del cosmo di Euclid è la sua capacità di creare un’immagine visibile e infrarossa straordinariamente nitida su una vasta porzione del cielo in un’unica sessione. Le immagini pubblicate sul sito dell’ESA mostrano proprio questa abilità speciale: dalle stelle luminose alle galassie deboli, gli scatti esibiscono l’intera estensione di questi oggetti celesti, rimanendo estremamente nitidi anche quando si ingrandiscono sulle galassie remote.

René Laureijs, Project Scientist della missione, ha commentato così la diffusione delle fotografie: «Non abbiamo mai visto immagini astronomiche così dettagliate.

Sono ancora più belle e nitide di quanto avremmo potuto sperare, e ci mostrano molte caratteristiche precedentemente invisibili in aree ben conosciute dell’Universo vicino.

Ora siamo pronti ad osservare miliardi di galassie e studiare la loro evoluzione nel corso del tempo cosmico.»

Giuseppe Racca, Project Manager, aggiunge: «I nostri alti standard per questo telescopio hanno dato i loro frutti: il fatto che ci siano così tanti dettagli in queste immagini è tutto merito di un design ottico speciale, della perfetta produzione e assemblaggio del telescopio e degli strumenti, di un puntamento estremamente accurato e del preciso controllo della temperatura dei nostri strumenti.»

Ammasso di Perseo

Gli occhi di Euclid

Immergiamoci ora negli abissi dell’Universo e ammiriamo le meraviglie che gli occhi di Euclid sono stati in grado di catturare.

La prima immagine rappresenta l’ammasso di Perseo, situato “solamente” a 240 milioni di anni luce dalla Terra. Non fatevi ingannare: ogni puntino luminoso in questa fotografia rappresenta non una stella, ma una galassia.

Strabiliante, non è vero?

Qui sono rappresentate circa 100 galassie che fanno parte dell’ammasso, e in aggiunta ci sono più di 100.000 galassie che invece fanno parte dello sfondo, molto ma molto distanti da quelle in primo piano. E pensare che alcune di queste sono così distanti che la loro luce ha impiegato ben 10 miliardi di anni per arrivare fino a noi.

Prima di Euclid queste galassie non erano visibili, ma adesso, grazie all’enorme potere ottico del telescopio, gli astronomi sono in grado di osservare la loro distribuzione e scoprire qualcosa in più sulla materia oscura. Questo perché è stato dimostrato che ammassi di galassie come questo di Perseo, così grandi e ricchi di materia, possono essersi formati solamente grazie all’aiuto proprio della materia oscura. Motivo per il quale Euclid continuerà a osservare numerosi ammassi di galassie simili a questo, così da cercare di comprendere meglio il ruolo che la materia oscura ha avuto nella loro formazione.

IC 342, la “galassia nascosta”.

Continuando il nostro viaggio nel cosmo, troviamo due immagini di galassie.

La prima, chiamata astronomicamente IC 342 o Caldwell 5, è conosciuta anche attraverso un curioso nomignolo: la galassia nascosta. Il motivo di questo nome particolare è dovuto alla sua posizione: infatti, la galassia si trova nascosta dietro al disco polveroso della nostra Via Lattea, le cui polveri, gas e stelle rendono difficile osservarla per bene.

Euclid è riuscito a scattare questa dettagliata fotografia grazie alla sua incredibile sensibilità e ai superbi strumenti ottici.

Come è possibile notare, questa galassia somiglia molto alla nostra, e di conseguenza la sua storia, che adesso può essere svelata tramite gli occhi attenti di Euclid, potrebbe rivelarci molti dettagli sulla nostra evoluzione galattica.

NGC 6822

Incontriamo anche NGC 6822, una galassia nana che si trova a 1.6 milioni di anni-luce da noi. Si tratta di una galassia irregolare, piccola e relativamente giovane rispetto alla nostra.

Questo dettaglio è molto interessante, visto che, nel primo periodo di vita del nostro Universo, galassie come queste rappresentavano i mattoni fondamentali per la creazione di galassie più grandi come la nostra.

NGC 6397

Ed ecco ora un ammasso globulare fotografato da Euclid, NGC 6397, a circa 7800 anni-luce da noi. Gli ammassi globulari sono gruppi di centinaia di migliaia di stelle tenute insieme dalla gravità.

Fino ad ora, nessun telescopio, tranne Euclid, ha potuto osservare un intero ammasso globulare in una singola osservazione ed essere in grado al tempo stesso di distinguere le stelle tra di loro con una così alta precisione. Una delle meravigliose caratteristiche di questa missione spaziale.

La nebulosa Testa di Cavallo

Infine, il nostro viaggio per il cosmo termina nell’immagine più suggestiva e colorata: la Nebulosa Testa di Cavallo. Conosciuta anche come Barnard 33, si presenta come una nube oscura dalla forma simile a quella di una testa di cavallo, ed è la regione di formazione stellare gigante più vicina alla Terra. Si trova appena a sud della stella Alnitak, la più orientale delle tre stelle famose della cintura di Orione, ed è parte dell’ampia nube molecolare di Orione, a circa 1375 anni-luce da noi.

Molti altri telescopi hanno catturato immagini della Nebulosa Testa di Cavallo nel corso degli anni, ma nessuno di essi è mai stato in grado di creare una visione così nitida e ampia come Euclid può fare con una sola osservazione. Euclid ha acquisito questa immagine della Testa di Cavallo in circa un’ora, dimostrando, ancora una volta, la capacità della missione di fotografare molto rapidamente un’area senza precedenti del cielo con elevato dettaglio.

Nella nuova osservazione di questa culla stellare, gli scienziati sperano di individuare molti pianeti delle dimensioni di Giove, deboli e precedentemente mai osservati, nella loro infanzia celeste, così come giovani nane brune e stelle neonate.

In arrivo nuove scoperte

Queste prime immagini del cosmo da parte di Euclid non sono solamente bellissime, ma hanno anche un immenso valore per la comunità scientifica.

Infatti, mostrano che gli strumenti a bordo di Euclid funzionano al massimo delle loro capacità, e di conseguenza la missione è davvero pronta adesso per svelare tutti i segreti del nostro universo e della sua evoluzione.

Inoltre, già queste prime immagini contengono nuove informazioni e dettagli riguardanti quella parte del cosmo che ci circonda, e ciò permetterà agli astronomi, nei prossimi mesi, di analizzarle e pubblicare tutta una serie di articoli scientifici per annunciare nuove possibili scoperte e per descrivere la performance degli strumenti a bordo del telescopio.

Per ora si prevede che le osservazioni scientifiche di routine cominceranno all’inizio del 2024, ed ogni anno i dati raccolti durante il periodo osservativo verranno resi disponibili per tutta la comunità scientifica attraverso gli Astronomy Science Archives, ospitati presso il Centro Europeo di Astronomia Spaziale dell’ESA in Spagna.

Sicuramente, a partire dal prossimo anno ne vedremo delle belle, in tutti i sensi: dalle immagini che Euclid continuerà a fornirci, alle scoperte che gli scienziati saranno in grado di fare grazie alla sua tecnologia avanzata.
Universo oscuro, stiamo arrivando!

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E soprattutto ricordati… Non smettere mai di guardare verso le stelle.

Martina D'Arco
Martina D'Arco è una studentessa di Fisica delle Particelle con una grande passione per la scrittura sin da piccola. Dopo aver visitato il CERN per la prima volta nel 2018, aveva promesso a se stessa che sarebbe tornata, questa volta per restare. E così è stato: ha conseguito la laurea triennale in Fisica all'Università La Sapienza di Roma, e attualmente frequenta il Master in Particle Physics all'Università di Ginevra. La sua frase distintiva è: "Non smettere mai di guardare verso le stelle".

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