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“Genesy” di Anna Bassy: anima e voce dalla potenza black

Una voce intensa e potente dalla scrittura delicata, capace di rivelare un mondo intimo e a volte doloroso con grande sincerità.

Anna Bassy svela una nuova finestra sul suo universo e firma il suo secondo EP, “Genesi”, in uscita domani, giovedì 3 novembre, per Needn’t (pre-save qui).

Lo presenta in tour il 4 novembre a Bologna (Mercato Sonoro); il 9 a Parma (Barezzi Off); il 12 a Novara (NJ Weekender – Fall edition di Novara Jazz); il 24 a Milano (Linecheck Festival) e il 21 dicembre in Austria a Linz (Posthof).

A un anno di distanza dall’EP di debutto “Monsters”, dedicato alle paure, la cantautrice italo-nigeriana torna con un nuovo progetto musicale. 

Cinque tracce per confermare un vero talento, cinque pezzi inediti per esplorare ancora una volta la sua anima black trasportandoci in un viaggio sonoro dal cuore soul e dal battito R&B, capace di respirare allo stesso tempo pop ed elettronica.

Siamo di fronte a una sorta di rito di passaggio, un traghetto che dal suo passato la condurrà verso il suo primo album. Come si intuisce dal titolo, “Genesi” è un ritorno alle origini, anche perché racchiude i primi pezzi scritti in assoluto dall’autrice. Ogni brano ha inoltre una parte introduttiva, come una traccia a sé, che rappresenta appunto la sua genesi. Fa eccezione Lulla-bye, che ha la sua origine in coda, come una sorta di outro o traccia nascosta.

Il riferimento al passato c’è anche in un altro senso (rivela la cantautrice). La domanda che mi ha accompagnato infatti durante questo periodo è “How much longer will you live in the past?” (Per quanto tempo ancora vivrai nel passato?), una frase che tra l’altro stava per diventare il titolo dell’EP.

Mi intrigava che in questa domanda il passato fosse posizionato nel futuro. Sembra un paradosso, ma è proprio ciò che accade spesso, quando lasciamo che il nostro futuro sia determinato dal nostro passato e ci dimentichiamo di vivere nel presente.

L’EP si apre con Genesi I: il ritmo è ancestrale ed evocativo, una ripetizione di sillabe scandisce il tempo.

Il pezzo nasce da un laboratorio corale, rivolto a ragazzi provenienti dall’Africa.

L’assenza di parole e testo nasce da un’esigenza pratica: avere una canzone immediata e di facile realizzazione, che superasse la diversità di lingue all’interno del gruppo. 

Un pezzo fortemente simbolico che idealmente prosegue con Mercy, dove i protagonisti sono ancora gli stessi ragazzi. Anna dona loro la sua voce e chiede misericordia in un perfetto mix di nu soul e urban, domandandosi perché – pur condividendo come essere umani lo stesso destino, identiche aspirazioni, analoghe gioie e dolori – ancora non riusciamo a guardarci e riconoscerci come parte dello stesso mondo.

Genesi II introduce con un arrangiamento di sole voci Cold Down Here. È un brano che si delinea come un percorso di discesa e risalita, sia in senso musicale, perché inizia cupo e incalzante e si distende sul finale; sia nel suo significato. Parla di quando si scende in basso e si teme di poter sprofondare sempre di più, rendendosi conto più avanti che uscirne si può, anche con l’aiuto degli altri.

La chiusura è affidata a Lulla-bye: è l’ultimo brano ma il primo a essere stato scritto, è la vera genesi, rappresenta la più autentica rinascita. 

Ha origine da una rottura con il passato, passa per l’accettazione e arriva alla riconciliazione, con se stessi prima di tutto. Un pezzo dolce e delicato che nasce come una ninna nanna, perché quando si va a dormire è il momento perfetto per fare pace con se stessi e lasciare andare ciò che ci fa soffrire. Un concetto rivelato anche dal titolo, che è la fusione di Lullaby (ninna nanna) e Goodbye (addio).

È il brano a cui sono più legata. Parla di figli e figlie, di mia madre e di mio padre. Delle scelte che si fanno, del coraggio che ti richiede farlo, di chi ce l’ha il coraggio e di chi non lo trova, di chi resta e chi scappa. Parla di vita e parla di morte.

La cover di Genesi | Creative and Art direction Cecilia Bortolazzi

Appassionata fin da giovanissima alla musica e al canto, Anna Bassy è una cantautrice italo-nigeriana, nata e cresciuta a Verona. Reggae, soul, R&B e gospel sono i generi di cui si innamora, che la stimolano negli anni a esplorare il suono della sua voce. Ama gli artisti capaci di fondere nella propria musica mondi diversi: Nneka, Ibeyi, Asa; ma anche Ben Harper e Nina Simone, sua musa da sempre.

Scrive i primi pezzi inediti nel 2016, originariamente concepiti per essere eseguiti solo con voce e chitarra. Nel 2019 il progetto prende forma e incassa i primi apprezzamenti. Arriva una band completa che regala nuova vita agli arrangiamenti, rendendoli più intensi e sofisticati senza perdere la loro delicatezza. Le radici africane prendono corpo tra influenze soul, pop ed elettronica.

A oggi ha eseguito oltre 70 concerti in tutta Italia; si esibisce in Germania all’ultima edizione del Reeperbahn Festival e in Francia all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, a seguito della vittoria dell’edizione 2021 di Arezzo Wave. Il 15 ottobre 2021 esce il suo EP di debutto “Monsters”; e l’anno successivo è tra le tre artiste italiane selezionate per il programma internazionale Keychange. È tra gli ospiti del nuovo disco di Gianluca Petrella, “Universal language”.

Una curiosità: il suo nome all’anagrafe è Anna Bassi. La y finale è un omaggio alle sue origini: deriva da Abasi, una parola Efik, lingua della Nigeria. 

Cover: Anna Bassy | Photocredit Cecilia Bortolazzi

Miriam Bendìa
Tra un viaggio e l’altro, vive a Roma. Ha scritto un pugno di libri. Come Philippe Daverio, sostiene che la vita con l'arte talvolta migliora l'arte della vita. Sogna molto, la notte. E ha imparato, al risveglio, a fidarsi delle proprie visioni oniriche.

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