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La domanda di oggi:
quali sono le domande trabocchetto ai colloqui di lavoro?
Risposta di Stefano Zaninelli, HR & Fact Checker.

Esiste tutto un insieme di domande che “fregano“, a prescindere da quanto una persona possa essere intelligente, preparata o carismatica. Non sono sempre uguali e anche il loro scopo cambia da azienda ad azienda, oltreché in base al recruiter. Sono le domande alle quali non siamo preparati.
Nel migliore dei casi, hanno l’obiettivo di trascinare la persona fuori dalla zona di comfort. Di testarne la reazione in una situazione dove non è padrona del momento, magari anche sotto stress. Spesso si tratta di domande che riguardano la risoluzione di un problema o dettagli su se stesso. Aspetti ai quali pochi prestano attenzione, ai quali non sempre si tende a fare caso o che si è portati a rimuovere perché convinti che non serviranno più. Richieste come “raccontami i tuoi difetti” oppure “spiegami come hai risolto un problema che avevi con…” spingono a ricordare eventi non sempre piacevoli, ma anche a testare quanto siamo portati a riflettere su noi stessi e ad imparare qualcosa di noi e degli altri.
Le domande “scomode“, quelle che “fregano” ai colloqui, non sono solo domande di apprendimento personale. Ho sostenuto colloqui con candidati che, per emozione o spavalderia, di fronte a domande banali sono andati in crisi. Così hanno trasmesso un’immagine di sé inaffidabile o insicura, nonostante si spacciassero per grandi professionisti e lavoratori indefessi.
Il consiglio? Studiare, presentarsi al colloquio dimostrando di conoscere bene sia la posizione per la quale si concorre – di comprendere, quindi, di che tipo di opportunità si tratta – sia se stessi. Cioè il motivo per il quale si è convinti che in quella posizione si potrebbe dare un buon contributo.