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Anteprima umorale: “Ezio Bosso – Le cose che restano”

Alzi la mano chi di voi ha imparato a suonare la chitarra, solo per rimorchiare durante i falò estivi? Io ho provato, lo ammetto. Sfortunatamente, durante ogni mio tentativo, mi sono scoperto completamente negato per qualsiasi strumento: chitarra, pianola,  flauto, batteria, triangolo. Ovunque provassi a mettere mano, forse per mancanza di talento forse per carenza di un insegnate, mi ritrovavo a sbattere contro un muro di difficoltà. E con il tempo ho deciso che fosse giusto così. D’altronde non si può saper fare tutto. Vero?

Per me, quindi, suonare uno strumento, è sempre stato un mistero. Qualcosa di irraggiungibile ed estremamente complicato. Questo fino a quando non ho sentito parlare per la prima volta, in televisione, Ezio Bosso.

Per quelli di voi che non lo sapessero, Ezio Bosso è stato un direttore d’orchestra, un compositore, un contrabbassista e pianista italiano morto il 14 Maggio del 2020.

C’era bisogno di dedicargli un documentario? Decisamente sì.

E perché proprio il maestro Bosso? Perché durante alcune interviste che ho ascoltato, alcune presenti anche in questo film, si può trovare la traduzione in parole di quello che è il massimo dell’ecumenismo musicale, ovvero che la musica è qualcosa che unisce, innalza, rende le persone in grado di comunicare al di là di ogni fonema linguistico si possegga.

La musica è amore, silenzio, energia, dolore e tutta la gamma delle emozioni che possiamo provare in quanto esseri umani. Ed Ezio Bosso lo sapeva; lo diceva; lo diffondeva. Ed è questa una delle cose che restano.

Grazie a questo documentario ho scoperto il passato del Maestro Bosso, la sua storia che non avevo ancora approfondito, alcune foto di inizio carriera, il suo percorso e la sua appartenenza umana ed artistica.

Ed ho pianto. Sarà stata la musica? Sarà stata la storia? Forse entrambe.

L’empatia non mi è mai mancata, ma questa volta ho veramente sofferto nel realizzare pienamente la sua scomparsa da questo mondo. Un mondo che andrà avanti e che spero si ricordi delle cose che restano di Ezio. Io lo farò.

Edoardo Montanari
Sceneggiatore di documentari, narratore e autore nel senso più ampio del termine: ho adottato Hayao Miyazaki come padre putativo dal giorno in cui ho visto "La città incantata" e tutte le puntate di "Conan il ragazzo del futuro". Giornalista dal 2015, scrivo per diverse testate online (Puntatona.it e Cinemamente.com) e cartacee (Mzk News) come esperto di cinema e scrittura. Sono un sostenitore della dottrina Zen. Il mio motto è: «Se puoi pensarlo e capirlo, puoi scriverlo».

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