In coproduzione con Alice nella città, la sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma ha presentato il film Dear Evan Hansen, diretto da Stephen Chbosky, adattamento cinematografico dell’omonimo musical che debuttò nel 2015 a Washington e successivamente a Broadway.
Il film racconta la storia di Evan Hansen, studente dell’ultimo anno di liceo che soffre di crisi di ansia e fobia sociale: in seguito al suicidio di un ragazzo del suo liceo si ritrova inaspettatamente popolare.
Durante la visione, veniamo oppressi e accompagnati in maniera eccessiva dalle musiche e dal canto dei personaggi, in particolare del protagonista, che cercano di enfatizzare le loro emozioni e i loro drammi senza darci un attimo di pace.
Le canzoni del film risultano non solo quasi tutte uguali ma, con la loro superficialità, il messaggio che vogliono mandare non riesce ad arrivare allo spettatore. Inoltre, l’attore protagonista Ben Platt non riesce bilanciare la recitazione con il canto: nella maggior parte del film si concentra troppo sulla voce mettendo da parte l’emozione.
Infine la mission di Dear Evan Hansen sarebbe quella di mandare un forte messaggio sociale, parlando di salute mentale, ma il focus del contesto viene trattato in maniera generica dove i lati più ambigui non vengono mai analizzati davvero.
L’urgenza del racconto finisce per diventare un manifesto del vittimismo che porta a seguirlo in maniera poco credibile e irritante.